Gratitudine, questo il sentimento che provo alla vigilia di ogni 25 aprile. Oggi noi respiriamo la libertà come l’aria, non sappiamo cosa significhi stare senza, diamo per scontato la vita in un contesto democratico. Per questo dico grazie alle donne e agli uomini che parteciparono alla Resistenza, contribuirono a sconfiggere il nazi-fascismo, consegnandoci un patrimonio culturale e politico prezioso e da custodire gelosamente.
Quelle donne e quegli uomini ebbero la capacità e la forza di trovare unità nelle diversità. «Cattolici, comunisti, liberali, socialisti, azionisti, monarchici, anarchici, trovarono intesa ideale e organizzativa sotto il comune obiettivo della democrazia e della libertà». E’ uno degli insegnamenti più importanti e che andrebbe recuperato: ci sono valori per i quali occorre essere capaci di camminare insieme. Un punto di forza anche nell’esperienza di José Pepe Mujica, presidente emerito dell’Uruguay nel descrivere il momento di lotta che lo aveva visto protagonista: “Bisogna imparare a tollerarsi, a negoziare e a unirsi. La disgrazia della sinistra è che non riesce a unirsi. Noi abbiamo imparato a farlo quaranta anni fa, e così siamo divenuti un centro d’attrazione e siamo riusciti ad arrivare al governo». E ancora: «Ci si deve accordare in misure più piccole, di volta in volta. Bisogna abituarsi a camminare insieme, poi questa abitudine si trasforma in tradizione. Hitler ha instaurato il suo potere in Germania perché il partito socialista e il partito comunista si dedicavano a farsi la guerra fra loro. Se avessero fatto un fronte comune, Hitler non sarebbe mai arrivato dove è arrivato». Avere la capacità di dare forza alle idee che vogliamo portare avanti, superando la tentazione narcisistica della purezza delle singole posizioni, oltre ogni settarismo e chiusura.
Un insegnamento che deve guidarci e che abbiamo il dovere di tramandare con la testimonianza e l’impegno ai più giovani. La maggior parte dei resistenti era giovane, basta soffermarsi sulle lapidi delle nostre città e delle nostre montagne per rendersene conto. Dobbiamo trovare il modo per far dialogare quei giovani e i nostri giovani affinché la passione che animò le loro scelte, gli ideali che guidarono il loro cammino contaminino i ragazzi di tutte le generazioni future. Con questo spirito, negli anni scorsi, con l’associazione Sermais, ideammo “CatARTica – Il festival delle Nuove Resistenze”, con l’obiettivo di vivere la ricorrenza non solo come memoria della liberazione e del movimento di resistenza, ma come occasione per ripensare oggi alle nuove forme di resistenza da mettere in campo, affinché la Costituzione diventi sempre più reale e incarnata nella realtà quotidiana. Il tutto attraverso il canale dell’arte, con la speranza di coinvolgere più giovani possibili pensando alle parole di Piero Calamandrei: «Dietro ogni articolo della Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa Carta». Importantissima, in questa direzione, è l’iniziativa di ANPI e MIUR che hanno portato nelle scuole di ogni ordine e grado il concorso “Dalla Resistenza alla Cittadinanza Attiva”: c’è un solo modo per commemorare la liberazione: quello di impegnarsi. Siamo di fronte al diffondersi di una sfiducia crescente nei confronti delle istituzioni e in particolare della politica. Dobbiamo invertire la rotta, cominciare la risalita: i cittadini devono tornare a votare, ma soprattutto a impegnarsi direttamente in politica. «In una democrazia – sostiene Norberto Bobbio – non si possono tollerare gli assenti. O per lo meno, se un giorno gli assenti dovessero diventare maggioranza, la democrazia avrebbe cessato di esistere».
Una ragione in più per ricordarci e difendere il dono più prezioso che viene dalla Resistenza: la nostra Costituzione Repubblicana, non un semplice foglio di carta. «La Costituzione – ricorda Calamandrei – non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove: perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile; bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica. È un po’ una malattia dei giovani l’indifferentismo». La carta costituzionale ha bisogno di essere attuata ogni giorno. Ce lo ricorda anche Norberto Bobbio parlando della Resistenza, essa «è vicina e ben viva. I nostri malanni, se ve ne sono, non dipendono già dal fatto che la Resistenza sia fallita, ma dal fatto che non l’abbiamo ancora pienamente realizzata».
L’incompiutezza. Lo stesso Bobbio ci ricorda che servono “cure, affanni, sacrifici” per costruire una società che incarni i principi e i valori costituzionali. Ma a questo servono i miti, non solo a illuminare il passato, a rispondere alla domanda da dove veniamo?, ma anche a interrogare il presente e indicare la strada da percorrere per il futuro: chi siamo? Dove andiamo?. Ce lo ricorda molto bene Gustavo Zagrebelsky: «il mito fondativo è l’essenza di un’identità collettiva… il mito non può essere cristallizzato, non deve fossilizzarsi in vuota retorica celebrativa, in folklore. Deve essere costantemente rivitalizzato attraverso una dialettica tra l’arcaico e l’attuale». C’è molto in quello che sta accadendo nel presente che va rivitalizzato attraverso il nostro mito fondativo, la Resistenza. Quanta liberazione ancora “da fare”: mafie e corruzione da sconfiggere, disoccupazione e sperequazione da superare.
Anche in questo caso la memoria deve essere radice di impegno. Impegno, prima di tutto, a difendere la Resistenza dalle strumentalizzazioni e dalle false ricostruzioni storiche. C’è qualcuno che vorrebbe archiviare la Resistenza e i principi della Costituzione. Significa che sono scomode ancora oggi. La memoria ci spinga a continuare a liberare questo paese da mafie, corruzione, diseguaglianza, ingiustizie, a sognare un’Europa unita, aperta, solidale, a cercare “nelle ragioni della lotta d’allora le ragioni della convivenza di oggi”.
Per questo domani sarò in mattinata alle celebrazioni per il 70° della Liberazione a Novara e nel pomeriggio a Milano per la manifestazione nazionale organizzata dall’Anpi.
Ora e sempre RESISTENZA