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Crisi idrica: perdite fino al 60%, non basta chiedere sacrifici ai cittadini. Agire con urgenza sulla rete

Ho raccolto in questi giorni  la preoccupazione e il grido d’allarme dei Sindaci che si trovano in prima linea a fronteggiare la crisi idrica sul territorio piemontese.

L’acqua è vita, è un bene prezioso e ora scarseggia. E’ il momento di usarla in maniera più consapevole, ma non possiamo chiedere un sacrificio ai cittadini senza mettere in campo azioni serie per intervenire sulla rete di distribuzione che fa letteralmente acqua da tutte le parti.

Proprio in queste ore sto preparando un’interrogazione che presenterò in Consiglio Regionale la prossima settimana e da cui emergono dati drammatici, a partire da quelli del Monitor Idrico 2020 di Regione Piemonte in cui si legge che le perdite idriche nel novarese superano il 44%, nel torinese sfiorano il 40% e in alcune aree del cuneese oltrepassano il 60%. Si parlerebbe complessivamente di perdite lineari di circa 176 metri cubi al chilometro per giorno…
Tutto questo è semplicemente inaccettabile. Anche perché del problema della scarsità d’acqua e della dispersione si parla da decenni oramai. E la crisi va affrontata consapevoli che siamo di fronte a un cambiamento epocale che ci richiede un cambio di paradigma e non piccoli aggiustamenti.

Qualcuno credo dovrà spiegare cosa è stato fatto (oppure no) in questi anni e cosa intende fare in queste ore. L’intervento sulle reti deve essere la priorità di questo momento. Anche perché la percentuale di uso da parte dei cittadini è molto bassa e il problema della carenza dell’acqua non si risolverà con i soli e seppur necessari comportamenti virtuosi.

Così come non basta chiedere al governo di accelerare sui piccoli invasi. Occorre rivedere anche il modello spingendo per una logica circolare. Si deve lavorare meglio sulla depurazione per un riutilizzo delle acque reflue, ad esempio. Così come occorre capire qual è la strategia per la gestione delle acque sotterranee.

E’ il momento di procedere con un’analisi seria, inevitabilmente complessa, capace di dare delle risposte e di predisporre una pianificazione sugli investimenti per il futuro anche considerando che il PNRR destina alla Tutela del Territorio e della Risorsa Idrica 4,4 miliardi di euro di investimenti di cui 3,5 miliardi per le aziende del servizio idrico. Che cosa ha fatto la Regione e come vuole procedere ora su questo problema oltre che chiedere un sacrificio ai Sindaci e ai cittadini? Quali indirizzi in questi anni sono stati dati dai soci alle società che gestiscono la rete idrica?

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