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Regolamento vuoti di cava: 5 anni d’attesa per un documento che non tutela ambiente mette a rischio i controlli

“Abbiamo aspettato per 5 anni il regolamento per il riempimento dei vuoti di cava, che la legge Disciplina delle attività estrattive: disposizioni in materia di cave del 2016 prevedeva entro 180 giorni dall’approvazione della norma stessa, e in terza commissione ci è stato sottoposto un documento che riteniamo inadeguato (leggi il testo qui)” denuncia il consigliere regionale Domenico Rossi che della legge del 2016 è stato primo firmatario.

“Lo è per il metodo utilizzato, ma soprattutto per il merito” aggiunge il consigliere Dem. “Nel 2016 – continua Rossi – l’intero consiglio regionale condivise un testo di legge che il Piemonte attendeva da 38 anni, oggi ci ritroviamo con un regolamento, che si occupa di un tema delicato per il nostro territorio, condiviso con il mondo delle imprese, ma non con le forze politiche presenti in consiglio e che non rispetta del tutto quanto previsto dalla norma di riferimento”. 

In primis preoccupa il tema dei controlli. “Sappiamo che l’illegalità ambientale è cresciuta negli ultimi anni e proprio l’attività di riempimento si è rivelata tra le più delicate e a rischio. L’efficacia dell’attività di verifica, che incrocia diversi livelli ed enti, è messa a dura prova poiché, da un lato sono venuti meno i servizi di vigilanza provinciali considerato che ben 4 province hanno delegato tale funzione alla Regione, dall’altro mancano i protocolli di coordinamento tra i diversi enti previsti dalla norma. Di fatto oggi il sistema di controllo è in forte difficoltà” spiega Rossi. “Inoltre – prosegue il consigliere democratico – in assenza del Piano Regionale delle Attività Estrattive (PRAE), che dovrà fissare i limiti dei giacimenti, non è chiaro quando si potranno applicare i contenuti del regolamento”. 

Non sono condivisibili inoltre le previsioni per  gli scavi in falda. “Il regolamento – precisa il consigliere Rossi – consente di riempire le cave in falda anche con terra e rocce da scavo. Una scelta che, a nostro avviso, tradisce le finalità della legge di tutelare la qualità delle acque sotterranee e scongiurare danni ambientali: in questi casi sarebbe opportuno prevedere il solo conferimento di materiale di cava”.

Nell’unico piano provinciale attualmente in vigore, il PAEP della provincia di Novara, ad esempio, in presenza di falda è possibile procedere allo riempimento  solo con materiale dello stesso sito estrattivo. “Perché non si è usata la stessa logica che garantisce di più da un punto di vista ambientale? Perché il novarese dovrebbe ritrovarsi in una situazione peggiorativa dal punto di vista ambientale con l’entrata in vigore del regolamento regionale?” si chiede Rossi. 

“Abbiamo chiesto e ottenuto di rinviare la discussione del testo di 15 giorni così da poter condividere alcune modifiche essenziali anche con le forze politiche che hanno voluto la legge e tenendo conto delle puntuali segnalazioni provenienti da UPI Piemonte (puoi leggerle qui)” conclude Rossi. 

Di seguito alcune delle richieste di modifica: (leggi qui le proposte integrali)

In primis la previsione di un supplemento di attività di vigilanza per le attività di riempimento dovute alla loro complessità e all’interesse dimostrato dalla criminalità per il settore. 

Proprio per semplificare le verifiche da parte degli organi di vigilanza e controllo la redazione di un  “Piano di tracciabilità” comprensivo di una planimetria dell’area di cava suddivisa in settori e celle, aventi dimensioni variabili dai 20 ai 50 metri di lato, con la previsione della tipologia e quantità di materiale abbancato per ogni cella.

Chiederemo anche di salvaguardare le maggiori tutele ambientali del Paep della Provincia di Novara che consentono lo riempimento totale o parziale dei vuoti di cava realizzati sotto falda esclusivamente con l’utilizzo di rifiuti di estrazione del sito stesso con l’obiettivo che tale prassi venga mutuata nel futuro PRAE.

Come sollecitato anche da Upi Piemonte (leggi qui) l’esclusione dai rifiuti ammissibili per lo riempimento di scorie di acciaieria, loppa d’altoforno non conforme UNI, calci di defecazione, fanghi da industria cartaria, ceneri della combustione di biomasse ma anche di rifiuti, gessi chimici, silicati di scarto, che difficilmente possiedono caratteristiche chimiche rientranti nei dettami normativi e ambientali di accettabilità.

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