Non è vero che l’Italia ha scelto la Meloni. Sono gli elettori della destra che hanno deciso di puntare su di lei come leader, spostando i loro voti, che prima premiavano soprattutto Salvini che, con la Lega, scende sotto il 10%, ma non solo. Il 36% ha scelto anche questa volta di non andare a votare, la coalizione di destra resta sotto il 44%, ma basta guardare ai voti assoluti per vedere che la somma dei voti della coalizione nata attorno al PD, più quelli del M5S quasi pareggia il risultato dalla destra. Se a questi aggiungessimo anche i voti di Azione ci troveremmo di fronte a una destra in minoranza.
Se questa mattina tutto questo passa in secondo piano e sembra che Meloni abbia stravinto è solo per una sciagurata legge elettorale e per una distorta concezione della leadership politica che si è imposta negli ultimi anni in questo paese soprattutto nel centro-sinistra. Sono questi i due errori principali che ci hanno portato a questo risultato: non aver cambiato la legge elettorale, pur avendolo promesso solennemente dopo il taglio dei parlamentari, e aver accettato che sia una buona una leadership quella che divide, invece di costruire punti di contatto, che mette al centro il proprio risultato elettorale e non la possibilità di incidere davvero su questioni concrete per i cittadini. Aver accettato che in politica è forte chi si costruisce un suo orticello in cui far convivere tanti simili che si riconoscono tra di loro, invece che coltivare una forza politica in grado di dare risposte alle persone a partire dai punti in comune che già esistono o quelli ancora da costruire..
Più di una grande vittoria della destra direi che è un regalo delle altre forze politiche che sono state incapaci di leggere il momento storico e di fare le scelte programmatiche, strategiche utili.
Ogni sfida per il futuro passa dalla capacità che avremo di costruire percorsi comuni. E questo significa che da parte di tutti servirà uno sforzo ad abbandonare la retorica della demonizzazione del potenziale alleato (o magari già alleato in altri livelli amministrativi) e del “mai con”.
Il Partito Democratico non raggiunge il risultato che aveva in mente. Tanti elettori al sud hanno preferito votare il M5S e in molti al Nord hanno scelto Calenda. Mi auguro che il tempo che abbiamo di fronte sia utilizzato non solo per discutere di eventuali cambi al vertice, ma per mettere in campo un’opposizione di qualità, che in democrazia è fondamentale, e un progetto ampio che sappia anche valorizzare e tenere insieme gli amministratori locali e i tanti militanti presenti sul territorio, che tanto si sono spesi anche in questa campagna elettorale. Non si tratta solo di costruire un’agenda progressista ed ecologista, ma di fare in modo che queste proposte siano condivise il più possibile fuori dalla bolla di chi già la pensa in questa maniera. Si tratta di un percorso medio lungo che si fa fuori dalla campagna elettorale e ad un livello che non più essere solo quello nazionale, ma almeno europeo.
Oggi trovo conforto e speranza nelle parole di Pepe Mujica: “Ci siamo trasformati in un’alternativa reale perché la gente accompagna solo chi crede essere forte, sostiene solo chi le offre l’impressione di poter fare veramente qualcosa. Per essere forti, i deboli devono unire molti pezzi, ma per questo devi essere aperto, tollerante, negoziatore, e avere programmi minimi medi. Non bisogna cercare di mettersi d’accordo su una utopia o su un modello ideale, questo è impossibile. Ci si deve accordare su misure più piccole, di volta in volta. Bisogna abituarsi a camminare insieme, poi questa abitudine si trasformerà in tradizione”.
PS: A Novara FDI raccoglie più del doppio dei voti della Lega, nonostante questa sia il partito del sindaco (27,32 contro il 12,01 alla Camera), in linea con quanto accaduto nel resto del paese. Per il nostro territorio è un risultato storico che pone fine a un ciclo in cui era la Lega a primeggiare. È un risultato che avrà ripercussioni immediate, anche nelle prossime competizioni elettorali e che tutte le forze alternative alle destre non devono sprecare. Il PD a livello locale “tiene” con il 21,89% dimostrando di essere la forza politica irrinunciabile per la costruzione di un’alternativa.
PS2: ancora un grazie ai candidati Rossano Pirovano e Mille Allegra che si sono messi al servizio in questa campagna e ai tanti militanti che hanno contribuito a renderla ricca di calore e valori positivi. Non entreranno in Parlamento, purtroppo, ma si sono spesi generosamente per il risultato migliore possibile. Al Senato Rossano ha raccolto 13.555 voti in città pari al 28,88% dei votanti con il PD al 21,46%. Alla Camera Milù è stata votata da 13.759 persone, pari al 29,27% degli elettori con il PD al 21,89%.