Leggo, sull’edizione odierna de La Stampa di Novara, non senza stupore, che il sindaco di Borgomanero candida il nostro territorio ad ospitare un “termovalorizzatore”, perché meno inquinante delle discariche. Lo fa parlando della discarica di Ghemme, che è vero che rappresenta una “bomba ecologica”, ma non accoglie più rifiuti urbani da anni. Al massimo il tema andrebbe collegato alla chiusura del sito di Barengo e alla domanda: dove vanno i nostri rifiuti ora?
Lo stupore, lo dico da subito, è legato al fatto che non si capisce come mai dovremmo costruire un nuovo impianto nella provincia più virtuosa della Regione. Perché poi parlare subito di “termovalorizzatore”, quando nemmeno l’assessore Marnati lo ha fatto? Esistono diverse soluzioni impiantistiche e in ogni caso andrebbe fatta un’analisi dei fabbisogni e delle soluzioni. Ma ripeto Novara è la provincia più virtuosa in regione, infatti, differenzia il 76% dei rifiuti che produce (dati 2018) contro il 53% di Alessandria e il 57% di Torino. Con quale logica dopo aver chiesto ai cittadini di fare la raccolta differenziata, oggi, ai più virtuosi diciamo (in realtà dicono), “vi facciamo anche il termovalorizzatore”, mentre a chi in questi anni è stato pigro lasciamo le cose come stanno?
Sulla gerarchia “inquinante” ha ragione il primo cittadino di Borgomanero: meglio gli impianti di incenerimento che le discariche, ma questo ce lo dice l’UE da diversi anni. Considerato, però, che lo scenario delineato dall’assessore all’ambiente Marnati e la reazione del sindaco di Borgomanero riaprono la discussione su un tema importante e delicato è bene cominciare ad entrare nel merito.
Qual è la situazione dei rifiuti urbani in Piemonte? Gli ultimi dati “ufficiali” della Regione Piemonte risalgono al 2018 e ci dicono che abbiamo prodotto 2,170 milioni di tonnellate di rifiuti, con una percentuale di differenziata di 61,2% (pari a 1,328 milioni di tonnellate) per un totale di 842 mila tonnellate di rifiuti indifferenziati. Questo è il dato regionale, ma se entriamo nel dettaglio delle province risulta che si sono territori virtuosi e territori meno virtuosi come evidenzia la tabella seguente.
Facciamo un passo avanti. Qual è la situazione “impiantistica” in Piemonte? Sarebbe troppo lungo entrare nel merito. Basti sapere che ci sono diverse discariche (molte in esaurimento) e un solo un impianto di incenerimento, quello del Gerbido a Torino che ha una capacità di trattamento pari a 421.000 tonnellate di rifiuti all’anno.
Domanda semplice: quale percentuale di raccolta differenziata dovremmo raggiungere per fare in modo che il Gerbido garantisca l’autosufficienza regionale? Se stiamo al dato del 2018 basterebbe raggiungere l’81%. Obiettivo irraggiungibile? Considerato che Novara raggiunge quota 76% possiamo realisticamente rispondere di no.
Una Regione seria, come prima cosa, spingerebbe per raggiungere questo risultato e solo in un secondo momento metterebbe in campo soluzioni alternative.
Nel 2016 Regione Piemonte, inoltre, approvò un piano rifiuti regionale, all’interno del quale venivano fissati alcuni obiettivi per il 2020. Trovate qui la tabella degli obiettivi. Per quanto riguarda la differenziata si definiva di raggiungere almeno quota 65%, ma si affrontavano anche i tempi della capacità di riutilizzo del rifiuto differenziato e della produzione pro-capite. Considerato che siamo nel 2020 sarebbe utile fare una verifica e riprogrammare per i prossimi anni. Una cosa è evidente: ci sono territori che in questi anni hanno raggiunto gli obiettivi e li hanno anche largamente superati, mentre ce ne sono altri che hanno ancora tanta strada da fare.
Qualora si dovesse arrivare alla necessità di un secondo impianto perché dovremmo realizzarlo nel territorio più virtuoso? Non sarebbe più “giusto” realizzarli dove in questi anni è stato fatto di meno e dove la produzione di rifiuti indifferenziati è più alta?