Oggi ricorre il 25° anniversario della strage di Capaci. Sono tante le parole e le immagini che in questi giorni ricorderanno gli eventi di quei giorni funesti. Io oggi voglio fare semplicemente due cose. La prima è ricordare tutte le vittime della strage di Capaci: Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro. E’ vero che questo paese ha avuto bisogno di eroi, di grandi personalità che hanno dato la vita per l’affermazione della giustizia e per l’emancipazione morale e politica di questo paese, ma è anche vero che questo è stato possibile grazie al sacrificio di donne e uomini “normali”, che hanno continuato a fare il loro dovere anche in condizioni di estremo pericolo. Siamo debitori a tutti loro.
La seconda è ricordare una frase di Giovanni Falcone: “Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così. Solo che, quando si tratta di rimboccarsi le maniche e incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare”. Ho scelto questa frase, oggi, perché ci richiama alla storicità dell’esistenza, alla pre-condizione di ogni cambiamento possibile: il destino degli esseri umani e delle comunità non è scritto una volta per tutte, non è inesorabile. Al contrario può essere scritto, modificato, influenzato dalle scelte che saremo capaci di fare, soprattutto da quelle che saremo capaci di fare insieme. Credere “che sia tutto inutile”, “che sono tutti uguali”, “che l’importante sia salvare se stessi o al massimo la propria famiglia o il proprio gruppo”, significa rassegnarsi a lasciare le cose come stanno. Questa credenza sempre più diffusa è il male politico, ma anche morale più grande di questo nostro tempo. Rassegnazione, delega e lamentazione troppo spesso diventano atteggiamenti dominanti.
Ricordare Giovanni, Francesca, Vito, Roco e Antonio dimenticando tutto questo e dimenticandosi di fare la propria parte per un paese e un mondo migliore è retorico, ma soprattutto inutile. La memoria migliore resta l’impegno, caparbio e determinato, così come fu il loro, anche se ci sono prezzi da pagare. Auguro a tutti di noi di esserne capaci.