Il 23 marzo 2015 la Regione Piemonte formalizzava, all’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC), la volontà di acquisire al patrimonio regionale il Castello di Miasino. Un anno più tardi, il 23 febbraio di quest’anno, il bene veniva consegnato ufficialmente alla Regione Piemonte. Ieri con la delibera di giunta, presentata dagli assessori Reschigna, Ferrari e Parigi, si compie un altro importante passo verso il riuso sociale del Castello di Miasino. L’esecutivo ha, infatti, individuato gli obiettivi regionali concernenti l’utilizzo del Castello di Miasino.
Il documento determina che il riuso sociale del bene dovrà prevedere un’attenzione particolare alla promozione umana e alla integrazione sociale dei cittadini attraverso l’inserimento lavorativo, in attività diverse (agricole, industriali, commerciali, turistiche, culturali o di servizi), di persone svantaggiate, ma anche all’occupazione lavorativa di giovani e persone escluse dal mercato del lavoro alle migliori condizioni economiche, sociali e professionali e infine al legame con il territorio, a un equilibrato rapporto con lo Stato e le Istituzioni pubbliche e private del territorio.
Il concessionario sarà selezionato mediante selezione pubblica, che dovrà privilegiare le ipotesi progettuali tese al miglioramento e allo sviluppo del bene, e individuato tra comunità, anche giovanili, ad enti, ad associazioni maggiormente rappresentative degli enti locali
organizzazioni di volontariato, cooperative sociali, comunità terapeutiche e centri di recupero e cura di tossicodipendenti, associazioni di protezione ambientale. Tali soggetti potranno partecipare alla selezione con progetti articolati su specifici ambiti, quello culturale, quello turistico-ricettivo e quello ludico-ricreativo.
La Regione si è quindi messa nelle condizioni di predisporre il bando per la gestione del bene, ora spetta alle associazioni e alle migliori forze del territorio proseguire il lavoro di confronto e partecipazione al fine di dar vita ad una progettualità che davvero sappia trasformare un “luogo della resa” in un “luogo del riscatto” civile e morale della nostra comunità.