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Piano rifiuti: l’obiettivo deve essere aumentare il riciclo

_raccolta-differenziataNella giornata odierna, in V commissione è continuata la discussione generale sul piano rifiuti adottato dalla Giunta Regionale a maggio di quest’anno. L’iter normativo prevede che esso venga discusso in commissione e poi votato in Consiglio regionale.

Sono intervenuto per ribadire alcuni elementi che ritengo fondamentali.

Prima di tutto occorre sottolineare l’importanza, dopo 20 anni, di arrivare finalmente ad avere un piano rifiuti. I territori ne hanno bisogno, perché solamente attraverso la programmazione e un attento monitoraggio della stessa possiamo uscire dalla disomogeneità territoriale e dall’incertezza sul futuro.

Nel merito di quanto contenuto nel piano risulta imprescindibile, a mio avviso, tenere conto della realtà di partenza, ma anche della necessità di superare l’attuale stato delle cose. Occorre aumentare l’obiettivo della percentuale di rifiuti riciclati, ma anche aumentare la qualità del riciclo. Questo sarà possibile se insieme agli obiettivi di riciclo il piano prevederà un sistema di incentivi e sanzioni sul tema della raccolta porta a porta e della tariffazione puntuale. Rispetto agli obiettivi, ho chiesto all’assessore che la percentuale del 65%, attualmente espressa solo sul livello regionale, venga aumentata e declinata nei singoli territori così che tutti debbano produrre un miglioramento. Se il 65%, infatti, potrebbe essere un obiettivo accettabile (anche se appena sufficiente) per il torinese e il cuneese che oggi riciclano circa il 50%, non può certamente esserlo per i territori più virtuosi come il novarese e il verbano-cusio-ossola. Gli obiettivi, inoltre, dovranno essere fissati come minimi, prevedendo “premi” per chi raggiunge risultati ancora migliori. Nel resto di Italia abbiamo esempi di realtà virtuose che ci dimostrano che è possibile raggiungere livelli altissimi di materiale riciclato, e, nella nostra stessa Regione, ci sono territori, come il novarese, a partire dalla città di Novara, che sono un modello virtuoso e devono fare da traino per i territori che, invece, sono a percentuali inaccettabili che si attestano sul 50%.

_ricicloGli obiettivi minimi che il piano dovrà avere devono essere tali da rendere il Piemonte autosufficiente escludendo in maniera categorica il ricorso a discariche e a impianti di co-incenerimento. Così si metterà la parola fine alle discariche aperte sul nostro territorio, a partire da quella di Barengo, e al dibattito su nuovi impianti di incenerimento. Su questo punto l’assessore ha rassicurato la commissione chiarendo che in Piemonte non ci saranno nuovi impianti di incenerimento. Un inciso su Barengo: abbiamo letto sui giornali che già si paventano ipotesi di sopraelevazione o addirittura di ampliamento: mi sembra una fuga in avanti. Si esiga il trattamento dei rifiuti che finiscono in discarica e si spinga la differenziata  a livelli più alti.

Dovremo come regione mettere in campo occasioni formative che tolgano alibi sulla possibilità di poter fare o meno alcune cose, ma poi dovremo trovare il modo di sanzionare chi non fa bene il proprio lavoro.

C’è poi un’ultima cosa che mi preme sottolineare e che ritengo di primaria importanza e che afferisce alla governance. Non possiamo licenziare un piano rifiuti regionali senza una chiarificazione su chi fa che cosa nella gestione dei rifiuti urbani. Sappiamo tutti che la legge 7/2012 è ferma sulla carta e che attendeva gli sviluppi dei nuovi assetti territoriali per procedere. oggi, non appena sarà approvata la legge sul riordino delle province, appena approdata in consiglio, noi dovremo sciogliere questo nodo. Un piano rifiuti senza una chiara governance è inutile, rischierebbe di rimanere sulla carta.

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