E’ proprio vero che in Italia sono tutti a favore dell’antimafia delle parole… qualche difficoltà in più la si incontra, da quasi centocinquanta anni, sul fronte dell’antimafia dei fatti.
Un caso che testimonia l’evidenza di tale difficoltà quello che si è verificato oggi in aula a Palazzo Lascaris durante la discussione dell’emendamento che prevede lo stanziamento lo di 250.000 euro in conto capitale nel bilancio pluriennale per la messa in sicurezza del Castello di Miasino al fine di procedere al riuso sociale del bene confiscato alla camorra.
La storia dovremmo conoscerla bene tutti, oramai, però conviene fare e un passo indietro e ricordare alcuni passaggi prima di entrare nel merito della giornata di oggi. In Regione Piemonte per anni abbiamo vissuto la vergogna di un bene che pur essendo confiscato alla camorra veniva gestito da una società riconducibile alla famiglia del boss al quale era stato confiscato. Nonostante le denunce di parte della società civile e del mondo dell’informazione, alla richiesta di presa in carico da parte dell’Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati, avvenuta nel 2012, né i Comuni interessati, né la Provincia (a guida Diego Sozzani, oggi in consiglio regionale eletto nelle fila di Forza Italia), né la Regione Piemonte (guidata dalla Giunta Cota), diedero risposta affermativa. Comuni e Regione semplicemente non risposero, mentre la Provincia si prese la briga di rispondere per iscritto “no, grazie”.
Uno scenario sconcertante oltre che avvilente su cui la nuova amministrazione regionale ha scelto di intervenire. Lo scorso anno (2014) ho presentato una mozione in Consiglio Regionale che impegnava la Giunta a porre rimedio alla situazione (ancora in essere). La mozione viene votata all’unanimità da tutti i gruppi rappresentati da Palazzo Lascaris facendo si che finalmente, un’istituzione si facesse carico di una situazione che offendeva tutti i cittadini onesti piemontesi. La Giunta (a guida Chiamaparino questa volta), in base alla mozione approvata, procede a rispondere alla già citata richiesta del 2012 e, questa volta, responsabilmente, dice di sì.
E arriviamo a oggi. Coerentemente con il percorso politico fino ad ora descritto la Regione (con un emendamento presentato dalla maggioranza), nell’elaborazione del bilancio di previsione pluriennale per gli anni 2015-2017, prevede di stanziare delle risorse per mettere in sicurezza il bene immobile che è entrato a far parte del patrimonio dell’ente per poter così procedere al percorso di assegnazione ai fini del riutilizzo sociale tramite gara ad evidenza pubblica. Ebbene, di fronte a questa, ipotesi, si scatena l’opposizione di Forza Italia che alla fine si asterrà dal voto. Sul tema intervengono quasi tutti: il presidente Pichetto, la consigliera Porchietto, il consigliere Vignale e anche il consigliere novarese Diego Sozzani, che in linea con il suo rifiuto a occuparsi del Castello quando era presidente della Provincia di Novara, anche oggi ha espresso il suo dissenso.
Provo a riportare le principali argomentazioni del dissenso: