Siamo quasi alla fine di un percorso che da sempre mi vede in prima linea per la difesa del territorio. Proprio nella riunione congiunta delle Commissioni Ambiente ed Attività produttive della Regione Piemonte, tenutasi oggi giovedì 9 aprile, i rappresentanti di Eni hanno dichiarato che se Regione Piemonte dovesse esprimere parere negativo recederanno rispetto al progetto di trivellazione sul territorio di Carpignano.
Un punto fermo a chiusura di una due giorni dedicata all’approfondimento e all’ascolto, ma anche all’analisi del progetto di Eni per le trivellazioni sul territorio del Comune di Carpignano. Ieri, martedì 8 aprile, ho partecipato all’incontro organizzato nella sala consiliare di Palazzo Natta dove ho ascoltato con attenzione istanze, domande e valutazioni di cittadini, associazioni di categoria, agricoltori, imprenditori e amministratori locali. Un momento importante di confronto che ha visto la partecipazione della Regione Pimonte con gli assessori Valmaggia, De Santis e Ferrari, ma anche l’ingiustificabile presenza del soggetto proponente del progetto: ENI. Da tutti coloro che si sono riuniti in Provincia di Novara è emersa un’ampia convergenza su una posizione contraria alle perforazioni figlia di una una visione di sviluppo che punta sulle eccellenze, sui prodotti agricoli di qualità, sulla tutela del territorio e delle biodiversità che va oltre all’analisi di questo singolo progetto.
Una prospettiva che ho potuto riportare oggi alle commissioni congiunte III e V dove sono stati ascoltati i rappresentanti istituzionali, ENI e le associazioni. Sono tra coloro che ritengono che l’era dell’energia fondata su carbone, petrolio, gas naturale e uranio sta tramontando e che il nostro Paese dovrebbe accelerare il passaggio a un modello fondato sulle energie rinnovabili rispettoso del clima e dell’ambiente. Nel caso di Carpignano, però, non parliamo solo di questo. Non si tratta di dire si o no alle trivelle. Il problema è anche un altro e riguarda la politica. Chi governa ha il dovere costruire una visione sulle potenzialità e sulle vocazioni dei diversi territori.
Per questo ho voluto chiedere anche delucidazioni e rassicurazioni sul futuro dell’Istituto Donegani. Il dottor Tannoia, responsabile Europa e Italia delle attività estrattive per ENI, alla presenza del dottor Salmasio, capo distretto centro-settentrionale, ha assicurato che l’Istituto di ricerca “Donegani” resterà a Novara, al di là dell’esito del progetto relativo a Carpignano Sesia. Non solo, lo storico centro di ricerca continuerà a lavorare nell’ambito della chimica verde. A tal proposito ho sollecitato i dirigenti di Eni rispetto ad una possibile riconversione del Centro Oli di Trecate, come già avvenuto a Gela, Porto Torres e Marghera. Un percorso non praticabile, ha spiegato Eni, per la natura dell’impianto, un centro oli e non una raffineria, pur lasciando aperta la prospettiva della geotermia su cui l’azienda si è resa disponibile un incontro di approfondimento proprio al Donegani. Un indirizzo volto non solo a tutelare il territorio, ma anche l’occupazione nell’impianto trecatese su cui peraltro ho chiesto dettagli specifici sul numero di impiegati diretti e nell’indotto, risposte che Eni ha rinviato a comunicazioni scritte successive così come per altre domande rivolte dai membri delle commissioni e dagli amministratori locali.
Il tema centrale, la domanda fondamentale, a mio avviso, resta comunque “qual è la vocazione del Piemonte? E, scendendo nel particolare dei territori novaresi, quella delle colline a est del fiume Sesia interessate dal progetto di trivellazione dell’ENI?”. Si tratta di uno dei rari casi in cui la risposta è chiara e condivisa: l’area presa in considerazione da ENI per il pozzo esplorativo è collinare e contraddistinta da una forte vocazione agricola e, nonostante le rassicurazioni dei dirigenti dell’azienda rispetto ai livelli di sicurezza ambientale e sanitaria degli impianti, la presenza di pozzi penalizzerebbe fortemente il brand del territorio. In questo territorio, infatti, vengono prodotte alcune delle eccellenze maggiori del territorio novarese e piemontese, tra cui il vino Ghemme DOCG, il Gattinara DOCG, il Fara DOC ed il vino Sizzano DOC. La zona, inoltre, è circondata da ampie coltivazioni di riso, prodotto di eccellenza della nostra regione ed è zona di produzione di miele di eccellente qualità. Non ultimo, a pochi chilometri di distanza dal potenziale sito estrattivo sono ubicati diversi Parchi e Riserve naturali, in particolare il Parco Naturale del Ticino, la Riserva Naturale delle Baragge e il Parco delle Lame del Sesia. La promozione della filiera agroalimentare e del turismo, connessi alla cultura e alla natura della zona circostante deve diventare la priorità politica quando si guarda a un territorio come quello sopra descritto. Un tassello di un progetto più ampio che tenda a far diventare il Piemonte una regione sempre più attrattiva dal punto di vista turistico.
Le decisioni politiche strategiche e di programmazione devono essere assunte non solamente sulla base di elementi tecnici, ma anche di considerazioni di natura politica che tengano conto debitamente del futuro di un determinato territorio e delle comunità in esso insediate. Proprio per questo non è possibile prescindere dal coinvolgimento reale delle Istituzioni locali ed il consenso dei cittadini direttamente coinvolti, così come previsto anche dall’art. 4 dello Statuto della Regione Piemonte. Statuto che richiama in maniera netta alla necessità di uno sviluppo sostenibile, rispettoso dell’ambiente e dei territori.
Ecco perché oltre a dire di no al progetto di trivellazione dell’ENI, la Regione dovrà trovare le modalità per investire nella direzione che valorizzi la filiera agroalimentare connessa a quella del turismo. Una strada possibile è quella indicata dal documento votato all’unanimità dall’assemblea provinciale del PD novarese che, richiamando l’articolo 54 del Disegno di legge n. 1676 “Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali” – noto come Collegato Ambientale – approvato alla Camera il 13 novembre 2014 ed ora in corso di esame presso la 13° commissione del Senato che introduce il concetto di green economy nella legislazione italiana, ritiene che le oil free zones rappresentino allo stato attuale la più interessante opzione di programmazione volta a favorire uno sviluppo economico in chiave di sostenibilità del territorio in alternativa ad un modello basato sui combustibili fossili.
Proprio in linea con questa nuova visione di sviluppo ho voluto presentare un Ordine del giorno, come primo firmatario, che impegna la Giunta in questo senso.