Sotto potete leggere il testo che riporta le linee programmatiche del Presidente Chiamparino presentate ieri durante il Consiglio Regionale del Piemonte.
L’intervento integrale è disponibile qui
IL LAVORO AL PRIMO POSTO
Il lavoro sarà l’alfa e l’omega di questa legislatura. E’ la speranza, il futuro, la base di ogni cittadinanza. Nella regione che ha guidato la rivoluzione manifatturiera italiana deve compiersi una nuova rivoluzione. Per sostenerla, punteremo su azioni specifiche e su altre più generali. Vogliamo creare un ambiente amico del lavoro e
dell’impresa, stabilire con le imprese e le parti sociali un rapporto di ascolto reciproco e di decisioni condivise, nello spirito di una grande comunità del lavoro.
LA MACCHINA REGIONALE
Ma per far ripartire il Piemonte occorre per prima cosa rendere più efficiente e più giusta la macchina regionale. Vogliamo ridurre i costi della politica, allineando le indennità dei consiglieri a quelle del sindaco di un capoluogo. E far nascere un nuovo strumento per la legalità, che dopo i passaggi previsti possa collaborare con esperti esterni. Una maggiore trasparenza si ottiene anche semplificando le procedure e riducendo la
burocrazia, utilizzando i Fondi europei per digitalizzare e rendere accessibili in rete tutti i dati sugli appalti e le gare. Vogliamo cancellare le normative ambigue e in contraddizione tra loro, armonizzando le autorizzazioni richieste dai Comuni e da altri enti, promuovendo l’autocertificazione, rendendo digitale lo sportello unico e lanciando le zone a Burocrazia zero. Infine, vogliamo creare una centrale unica per le riscossioni, uno strumento amichevole e accessibile. Per essere trasparente e credibile, una Regione deve anche onorare i suoi debiti:
oggi i tempi dei pagamenti ai fornitori sono intollerabilmente lunghi, vogliamo ridurli a 60 giorni, o al massimo a 90, utilizzando la legge 35 e sapendo che questa operazione non sarà indolore rispetto a un bilancio reso già molto
rigido dal debito. Ma si tratta di una questione di giustizia, e, appunto, di credibilità del nostro ente. Oggi sappiamo, infatti, che ci aspettano anni difficili dal punto di vista dei conti: con 8 miliardi e mezzo di debito e rate di copertura fino a 450 milioni all’anno, i margini di manovra della Regione sono e resteranno esigui, ma vale la
pena di utilizzarli al meglio e di impegnarsi per la copertura del debito. In luglio presenteremo il nuovo assestamento. Bisogna dunque scegliere bene. Riformare gli Enti Locali e la macchina regionale, come prevedono i cambiamenti del Titolo V della Costituzione, non significa farsi prendere da una bulimia delle competenze. Al contrario, la Regione deve concentrarsi sulle sue funzioni primarie: programmare e legiferare. I compiti di gestione spettano invece alle strutture più vicine ai cittadini, ai Comuni e alle loro aggregazioni, prima fra tutte la Città metropolitana, che in tutta Europa si sta dimostrando un efficace vettore
istituzionale e che deve restare in equilibrio con il resto del territorio. Vogliamo fare ordine nella nostra casa,
scegliendo un Direttore generale e razionalizzando le direzioni, e riordinando anche le società partecipate. Devono essere conservate le funzioni strategiche, quelle che aiutano la modernizzazione, promuovono la digitalizzazione e sostengono l’accesso al credito. Il resto può essere messo sul mercato, accorpato o in alcuni
casi eliminato.
LA SANITA’
Garantire uno stato di salute sempre migliore per le persone, diminuendo le liste di attesa, attirare investimenti, promuovere una sanità pubblica sostenibile sul piano finanziario, evitando di appesantire il carico fiscale e se possibile riducendo i ticket a carico dei cittadini sono i nostri principali obiettivi. La programmazione non può essere “calata dall’alto”, ma va costruita insieme ai sindaci e a tutti i protagonisti del sistema sanitario regionale. L’integrazione tra pubblico e privato è possibile, a condizione che indirizzi e controlli pubblici siano puntuali e efficaci e che i privati concorrano al loro raggiungimento. Per realizzare queste linee, occorre una riorganizzazione della rete ospedaliera, un nuovo patto per la salute del Piemonte. Ciò significa integrare la rete territoriale con gli ospedali, rilanciando la prevenzione e i modelli positivi negli stili di vita, anche attraverso lo sport e
l’educazione alimentare. La medicina di base deve essere la prima tappa della presa in carico (e non dello ‘scarico’) del paziente, attraverso un lavoro integrato e organizzato che non si limiti alla produzione di ricette. Una efficiente rete di strutture di emergenza e un’adeguata continuità assistenziale può consentire anche il mantenimento di presidi sul territorio, in grado di accogliere e i pazienti e le loro famiglie. E’ altrettanto importante procedere nella centralizzazione degli acquisti, coordinando il lavoro di SCR con quello delle ASL di quadrante. L’assessorato deve restare il luogo della programmazione e del controllo, ed essere riorganizzato in questa direzione. Occorre un esame attento della situazione edilizia dei nostri ospedali, che valuti i costi e i rischi connessi alla vetustà di molti di loro e alle possibilità di riammodernamento e ristrutturazione. Le Città della Salute di Torino, nell’area del Lingotto, e di Novara e il decollo dei nuovi ospedali di Biella e di Alba-Bra sono al centro di questo progetto, che prevede anche il rilancio di un tavolo di programma con l’Università e la progettazione di un sistema di finanziamento pubblico-privato.
I TRASPORTI E LE INFRASTRUTTURE
Sono di questi giorni le cronache di “ordinari” episodi di cattivo funzionamento, che ci dicono quali sfide e quali impegni abbiamo davanti. I nostri obiettivi principali sono la programmazione integrata del trasporto gomma/rotaia, attraverso lo sviluppo del progetto di Metropolitana regionale; la liberalizzazione (che non significa privatizzazione) attraverso gare per lotti funzionali e la revisione del contratto di servizio
con Trenitalia, che già a partire dal 2016 ha l’obbligo di consentire e agevolare l’ingresso di eventuali altri gestori. Vogliamo ottenere un contratto di servizio anche con RFI, corresponsabile con Trenitalia di ritardi e disservizi.
Attraverso le gare, sarà possibile ottenere risparmi importanti (da una media di 13 euro treno/chilometro a una di 10 euro, come è già avvenuto nelle Regioni che le hanno affrontate), da destinare al miglioramento e al prolungamento serale e festivo del servizio. Le gare consentiranno anche l’introduzione di nuovi convogli, più moderni e confortevoli, e il ripristino di alcune delle tratte cancellate negli ultimi anni. Infine, vogliamo fermare l’aumento delle tariffe (+ 34 per cento in soli due anni), sia rinnovando la carta tutto treno a 120 euro sia creando un bonus famiglia sulla base del reddito. Queste linee di azione non sono in alternativa alle grandi opere già avviate, come la Torino-Lione, che dobbiamo accompagnare scegliendo tra una politica di facilities distribuite a pioggia o progetti di crescita duratura della Val Susa. Per farlo, servono il confronto costante e una cabina di pilotaggio con i sindaci, che cancelli per sempre il ‘gioco dell’oca’ secondo il quale ogni volta si ricomincia da capo. Anche il terzo valico è essenziale per garantire la crescita dei flussi in direzione Nord-Sud, in un’Italia che cresce troppo poco, e l’indispensabile collegamento tra la nostra regione e i porti liguri. Per questo proponiamo di prevenire proteste e incomprensioni, creando da subito un tavolo simile all’Osservatorio già sperimentato per la Torino-Lione. La Pedemontana di Biella, la Asti Cuneo e la viabilità dell’area metropolitana sono altre priorità da perseguire in questo quadro.
INNOVAZIONE, GIOVANI, CRESCITA
Fare innovazione in Piemonte significa, prima di tutto, avere la capacità di attirare nuove risorse umane. La sfida è quella di garantire migliori opportunità di studio e formazione per i giovani, attirandoli anche da altre regioni e altri paesi, è al centro del nostro programma. Vogliamo ripristinare il livello di borse di studio precedente gli ultimi taglia, assegnandole a tutti coloro che ne hanno diritto: significa uno sforzo per trovare dieci milioni di euro all’anno, ma riteniamo che ne valga la pena. Vogliamo colmare la distanza che ancora ci separa da altre regioni italiane e dagli obiettivi fissati dall’Unione Europea nella lotta alla dispersione scolastica (oggi in Piemonte è al 15 per cento, deve scendere al 10) e nella percentuale di laureati tra i giovani, che deve risalire dall’attuale 23 per cento verso il 40 per cento. Intanto, il Piemonte ha già in parte anticipato il Piano Garanzia Giovani che sta per partire in Italia: il portale regionale è attivo da aprile e ha già 5.000 iscritti, che ricevono informazioni e servizi di orientamento, accompagnati da incontri nelle scuole. Si sono iscritte anche 88 tra aziende e raggruppamenti e centri per l’impiego, e da una settimana a questa parte è iniziata l’attività online di domanda e offerta di lavoro: 147 offerte, di cui 73 tirocini, 31 contratti brevi: da oggi, i candidati verranno selezionati per diversi ruoli, dal cuoco al saldatore, dall’ingegnere al meccanico. Nelle prossime settimane, gli stessi ragazzi e quelli che si aggiungeranno potranno accedere direttamente anche alle iniziative nazionali. Come è noto, i fondi europei 2014/2020 rappresentano una delle poche possibilità di finanziamento per far ripartire la crescita in Piemonte nei prossimi anni. Presenteremo in luglio il piano dettagliato dei progetti, ma intanto posso anticipare di aver trovato un buon livello di impostazione del lavoro già avviato dai nostri uffici, coerente con le priorità indicate dall’Unione Europea in materia di ICT, sostegno alle PMI e sostenibilità ambientale. Vogliamo concentrare i nostri sforzi su alcuni filoni precisi, come i poli e le piattaforme tecnologiche, l’informatizzazione della pubblica amministrazione, il sostegno al credito. Il principio di base è quello di intrecciare tra loro innovazione tecnologica e innovazione sociale, attraverso “pacchetti” integrati che puntino su sviluppo della ricerca, investimenti innovativi, partecipazione al mercato del lavoro e accompagnamento al lavoro attraverso la formazione, pensando innanzi tutto alle donne e ai giovani. Non ci sono solo FESR e FSE: vogliamo creare una cabina di regia che metta insieme alla Regione l’Università e il Politecnico, le fondazioni bancarie e gli istituti di ricerca per coordinare l’accesso alle altre opportunità di finanziamento europeo. Vogliamo rilanciare gli investimenti esteri, affiancando ai servizi che già si occupano di sostenere l’export delle imprese piemontesi (outcoming) una nuova agenzia di promozione dell’incoming, capace di far conoscere in tutto il mondo le risorse, il saper fare e la qualità della vita che si possono trovare in Piemonte. Ma vogliamo anche che i nostri prodotti tornino ad affermarsi in tutto il mondo come è avvenuto negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso. La Fiat e l’automotive, dopo il positivo lancio del polo Maserati, potranno così affiancare al segmento Premium una linea di produzione per un motore ecosostenibile. Tutto questo può avvenire in un quadro di relazioni sindacali adeguate, flessibili non tanto rispetto alla stabilità del lavoro quanto alle dinamiche dei mercati e alle differenze nell’andamento della produzione. Le decisioni devono essere partecipate e non “comandate”.
TERRITORIO E CRESCITA
Natura, territorio, paesaggio vanno preservati non già come un patrimonio incontaminato e intangibile, ma attraverso il lavoro intelligente dell’uomo. Occorre ridurre il consumo di suolo e accompagnare la promozione della nostra regione con un costante impegno di riambientazione paesaggistica, come dovrà avvenire nelle Langhe e nel Roero dove occorre ridurre con opportuni interventi l’impatto visivo di capannoni e antenne. Vogliamo investire sulle risorse locali, offrendo nuove opportunità anche occupazionali a chi vive in montagna o vuole tornarci, sfruttando in modo intelligente l’acqua e l’energia e promuovendo infrastrutture immateriali. Vogliamo puntare sul turismo naturalistico, che può fare del Piemonte una grande palestra a cielo aperto.
AGRICOLTURA
L’agricoltura è un asse portante dell’economia piemontese, un settore che ha ‘tenuto’ di fronte alla crisi ma che ora ha bisogno di sostegno e di innovazione. Partendo dal PAC nazionale, che ha garantito in misura accettabile le tradizionali produzioni piemontesi, e con un uso opportuno del PSR occorre accentuare le specificità della nostra regione: la filiera corta e garantita, l’inserimento dei prodotti locali di qualità nelle grandi reti distributive, la collaborazione con l’Università e l’Istituto Zooprofilattico per il costante sviluppo delle garanzie di sicurezza alimentare e di crescita della qualità.
EXPO, TURISMO E CULTURA
La terra e il paesaggio sono alla base del nostro turismo, la cultura ne è il polo trainante. L’Expo è una opportunità da non mancare, il Piemonte ha la tradizione e la cultura per aiutare l’Expo a realizzarsi in modo buono, pulito e giusto. ExPie e ExTo sono gli strumenti per far conoscere la nostra regione a questo appuntamento, portando all’Expo i nostri prodotti, i nostri territori, la cultura della sicurezza alimentare e proponendo ai visitatori percorsi che colleghino i prodotti con i luoghi dove sono nati. Il turismo è un settore in crescita che richiede progetti mirati, una governance efficace che consenta alle nostre attrazioni più importanti, come le Langhe, le Residenze Sabaude, i Sacri Monti e le Fortezze come Fenestrelle e Exilles, di farsi conoscere meglio e di più nel mondo, con azioni di promozione realizzate insieme ai soggetti privati e al mercato. Parallelamente, occorre investire sulla promozione dei grandi eventi, a cominciare dal turismo sportivo, che con i Giochi Olimpici e i Master Games ha già dimostrato tutte le sue potenzialità, e che ora deve proiettarsi in direzione di Torino Capitale dello Sport 2015. Piste ciclabili, sentieri e rifugi montani sono un altro ingrediente-chiave del successo. La cultura è per il Piemonte traino turistico e motore di crescita civile. Vogliamo muoverci lungo due linee parallele, da un lato la conservazione e la divulgazione del nostro grande patrimonio artistico e storico, che si sta già affermando grazie al balzo in avanti dei grandi musei e dei beni artistici (Egizio, Cinema, Gam e Venaria, per citare solo gli esempi più eclatanti) e che rappresenta un grande fattore di innovazione e di crescita per la nostra comunità. Dall’altro lato, la cultura deve calarsi nel vissuto delle persone e interagire costantemente con il mercato. Non è solo un obbligo che deriva dalla scarsità delle risorse: siamo convinti che sia una costante e positiva tensione con il mercato la leva che può trasformare le idee in realtà quotidiana. La cultura è lavoro, non soltanto nel senso dei posti di lavoro che in essa si possono far crescere, ma nel senso più profondo che collega ogni atto e ogni sapere umano, come ci ha fatto capire Carlin Petrini affermando che “mangiare è un atto culturale”. In questo quadro, la contemporaneità assume un ruolo centrale e richiede spazi e atelier creativi permanenti per fare interagire la produzione artistica e la creatività giovanile con il mercato internazionale. Occorre fare sistema con i depositi della contemporaneità, dal Museo di Rivoli ai soggetti privati come la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo o la Fondazione Merz, attraendo e rivitalizzando la presenza di artisti.
COESIONE SOCIALE E DIRITTI
Senza coesione sociale non c’è crescita né cittadinanza. Lavoro e sostegno al reddito sono i cardini dei diritti fondamentali di tutti i piemontesi, così come la casa e la scuola, da declinare intorno alla centralità della famiglia come cellula-base di una comunità che è cambiata (sul piano demografico, sociale, culturale) e di politiche sociali che devono avere nella civil partnership il proprio punto di riferimento. In questa direzione vogliamo agire anche con un sostegno particolare alle politiche per l’infanzia, con l’obiettivo di offrire a tutte le famiglie la possibilità di poter inserire negli asili nido e nelle scuole materne i propri figli, liberando così anche nuove potenzialità di lavoro delle donne. Più specificamente, vogliamo intervenire sul piano del lavoro e del sostegno al reddito, attraverso i tavoli di crisi e le misure di accompagnamento, di prevenzione e di garanzia degli stanziamenti per la cassa in deroga. Le politiche per la casa devono passare attraverso un piano di riordino delle ATC e un piano di housing che risponda a bisogni ormai molto differenziati (edilizia sociale, edilizia convenzionata, edilizia universitaria) e che attinga i suoi finanziamenti e le sue risorse nel pubblico, nel privato e nel privato sociale. Il Piemonte farà la sua parte anche per sostenere attivamente le politiche del Governo, della UE e delle Nazioni Unite sul fronte dei corridoi umanitari e dell’accoglienza ai profughi che arrivano dalle zone di conflitto, coinvolgendo quando necessario anche la Protezione civile.
CONCLUSIONI
Sono queste le linee-guida dalle quali partiremo anche per coordinarci con altre Regioni (per esempio le regioni alpine) e per far sentire con più forza al Governo la voce del Piemonte. Ci prepariamo a governare con l’umiltà di chi sa di non avere la verità in tasca e per questo intende ascoltare, e con la determinazione di chi vuole decidere: con l’ascolto la democrazia si arricchisce, con la decisione si rafforza e vince! Vogliamo far ripartire il Piemonte con l’Italia. Un passo avanti come sempre è stato.