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C’è una partita ritenuta fondamentale nel contesto della riorganizzazione della sanità piemontese: quella della Città della Salute di Novara. Lo dico da novarese certo, ma anche da Vice Presidente della Commissione Sanità: il nuovo ospedale rappresenterà un punto di riferimento per l’intero quadrante che riunisce le province di Vercelli, Biella, Vco e Novara; un’opera, dunque, necessaria per la città e strategica per l’intero Piemonte.

Una valutazione, quest’ultima, condivisa dal Presidente Sergio Chiamparino, dall’Assessore Antonio Saitta e dalla Giunta che ha accelerato il passo su un progetto che è atteso da troppo tempo sul territorio sbloccando un iter fermo dal 2010. L’individuazione di un cronoprogramma dettagliato, il via libera al piano di alienazioni, l’approvazione del del progetto, l’accordo di programma che individua nell’Ospedale Maggior di Novara la stazione appaltante dei lavori, sono solo le azioni più evidenti di un percorso che giorno dopo giorno ci avvicina al via dei lavori.

La città della Salute potrà dare risposte all’avanguardia alla domanda di salute del territorio attraverso una riorganizzazione dei servizi, rendendoli più funzionali, efficaci e rispondenti alle esigenze degli utenti anche per contrastare la mobilità passiva verso la Lombardia. Un’opera importante che dobbiamo intendere prima di tutto come un’occasione per la comunità, garantendo maggiore integrazione con Asl, medici di base e servizi del territorio, rinnovando l’impegno nella ricerca e rilanciando la presenza dell’Università. Un investimento che supera i 300 milioni di euro e che per questo merita la massima attenzione al fine di evitare infiltrazioni della malavita organizzata sui cantieri, ma anche nel riuso dell’attuale sede dell’Ospedale Maggiore. Si tratta di riqualificare un’area imponente e collocata nel cuore della città le cui sorti incideranno, indiscutibilmente, sul futuro della comunità. Per questo il Comune si è impegnato a delineare la variante urbanistica dell’area attualmente occupata dalla struttura ospedaliera come richiesto da Regione Piemonte.

Su questo aspetto sono convinto che si dovrà mettere in campo un processo di democrazia partecipativa che coinvolga tutta la città, dalle istituzioni al singolo cittadino. Siamo nell’epoca in cui progetti e opere che trasformano un territorio in maniera significativa devono essere ideati e realizzati con il coinvolgimento diretto della maggior parte dei cittadini.

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