Beni confiscati in Piemonte: non solo più risorse, occorre un nuovo approccio

Castello di Miasino

Il Piemonte è il penultimo, in Italia, per la gestione dei beni confiscati. E’ la denuncia che Libera ha portato nella commissione legalità svoltasi ieri, mercoledì 15 giugno 2022, durante la quale ha presentato la ricerca “Beni Confiscati in Rete” (guarda le slide di sintesi qui) portata avanti in collaborazione con l’Università di Torino.

“E’ evidente che occorre un cambio di passo in Piemonte sulle politiche di riutilizzo dei beni confiscati alle mafie”, dichiara il consigliere regionale novarese.

“Da un lato è necessario aumentare le risorse finalizzate al riuso sociale, ma anche innovare gli aspetti organizzativi così da velocizzare i percorsi e sostenere Comuni e terzo settore, che sono gli attori principali, con strategie chiare e favorendo il coordinamento e la collaborazione tra istituzioni” aggiunge il consigliere.

“Un primo passo concreto per la nostra regione sarebbe quello di non rinviare ulteriormente l’uscita del bando per il riutilizzo sociale dei beni che attendiamo dal 2019. Torneremo a sollecitare in tal senso il Presidente Cirio e la giunta. Ma più in generale non dobbiamo dimenticare che la lotta alle mafie non può essere solo azione repressiva, ma necessita di azioni sociali e culturali. Nel quarantesimo anniversario dell’omicidio di Pio La Torre l’unico modo per onorarne davvero la memoria è fare del nostro meglio per dare gambe alle idee per cui fu ucciso, lavorando meglio sui beni confiscati” conclude il consigliere Dem.



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