Dalla Giunta il solito schema: annunci e nessuna risposta concreta sui problemi reali, a partire dalla carenza di personale

Come sempre, quando cominciano a emergere le difficoltà, la Giunta Cirio risponde con alcuni riflessi condizionati. Di natura propagandistica.

  • Annuncia nuove misure organizzative, ma che partiranno tra qualche giorno. Mai che si riesca ad annunciare qualcosa che c’è, ma sempre che ci sarà. Ad esempio dal 1° dicembre dovrebbe essere garantito l’accesso diretto per i soggetti con obbligo vaccinale e per coloro che hanno il green pass in scadenza. Senza scadenza, prima o poi, si dice che riapriranno gli hub aziendali e nelle strutture sanitarie e socio assistenziali. Sarà davvero così alla data indicata? Stando all’esperienza, no. Ma non farà più notizia.
  • Nuovi impegni general generici: “maggior coinvolgimento dei medici di famiglia e delle farmacie”. In che modo e per far cosa? Non si sa. Intanto abbiamo capoluoghi di provincia dove non aderisce nessuna farmacia e i medici di base vaccinatori sono sempre meno.
  • Si cambia il nome a strutture già esistenti, possibilmente ricorrendo all’inglese (che fa sempre un certo effetto). “Attivazione SUPER HUB da 500 vaccini al giorno”. Meno della capacità che si attribuiva a giugno e luglio agli hub di Reale Mutua e Valentino, anche nei giorni in cui da HUB, diventavano OPEN HUB (non dimentichiamoli). Attendiamo fiduciosi i MEGA HUB e gli IPER HUB.
  • Parte, ovviamente, un nuovo gruppo di lavoro sulle cure domiciliari. Vorremmo ricordare tutti i gruppi di lavoro nati in questo anno e mezzo: Fazio e la medicina territoriale, Monchiero e la rete ospedaliera, Carosso e il monitoraggio della fase 2, il consulente strategico Presti e il gruppo epidemiologi, il gruppo di lavoro sulle categorie vaccinali e l’“area di programmazione epidemiologica a supporto della pianificazione strategica” guidata da Vineis. Un giorno, forse, sapremo cosa hanno prodotto questi gruppi oltre a qualche titolo di giornale. Speriamo non nello stesso giorno, per evitare affollamento.

Ma al di là degli annunci, il tema vero è che la recrudescenza autunnale del virus, unita alla necessità di terze dosi per le coorti più numerose, sta mettendo sotto pressione un sistema dissanguato di personale perché, come l’anno scorso, scopriamo ora di aver bisogno di personale che ci si doveva preparare ad assumere la scorsa estate.
Secondo uno studio FIASO, In Piemonte su 6.099 operatori sanitari reclutati nel corso dell’emergenza Covid sono 4.783 i precari.
Per dare un termine di paragone, in Veneto su 5.025 operatori sanitari reclutati nel corso dell’emergenza Covid i precari sono complessivamente 1.780. In Emilia Romagna su 10.660 operatori sanitari reclutati nel corso dell’emergenza Covid i precari sono complessivamente 5.979. In Toscana su 7.468 operatori sanitari reclutati nel corso dell’emergenza Covid i precari sono complessivamente 2.541.

Nel frattempo assistiamo desolati allo scontro tra i direttori delle Aziende sanitarie e i responsabili di DIRMEI, settore regionale Covid e Unità di Crisi, figlio di una disorganizzazione e sovrapposizione di competenze tra una pletora di organismi che si sono moltiplicati durante l’emergenza e tra ruoli, anche solo consulenziali, decisamente mal definiti. Direttori e incarichi legati all’emergenza tutti scelti dall’attuale Giunta, per cui fa sorridere il tentativo, maldestro, di ritagliarsi un ruolo terzo nello scontro. Quando manca la politica, quando manca la visione di insieme e il coordinamento che questa dovrebbe garantire, scontri e confusioni sono all’ordine del giorno e le prime vittime sono i cittadini.

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