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Vaccini Johnson e Astrazeneca, si faccia chiarezza sull’età .

Torino,

Anche questo weekend al Valentino si tiene un Openday, su prenotazione, per il vaccino covid19.
7500 posti messi a disposizione su tre giorni, riservati inizialmente agli over 60. Eppure, dopo un giorno, solo 395 over 60 prenotati. Pochissimi, se pensiamo che ci sono ancora più di 200.000 over 60 non vaccinati. È stato necessario aprire da martedì alle fasce d’età inferiore per riempire, in pochissimo i 7000 posti rimanenti.
A questo punto è legittimo chiedersi: QUALE VACCINO verrà somministrato, visti i ridotti numeri di over60?
Dopo le polemiche seguite al ricovero in rianimazione di una giovane donna per una trombosi verificatasi dopo aver ricevuto la somministrazione del vaccino Astrazeneca (vaccino che AIFA consiglia per gli over 60), la Giunta regionale si è affrettata a precisare che il Piemonte segue pedissequamente le linee ministeriali.
Eppure in tantissimi under 60 stanno ricevendo AstraZeneca e nell’Openday della scorsa settimana a Torino è stato somministrato a migliaia di trentenni il vaccino Johnson, per cui le linee guida di AIFA e EMA sono le medesime di Astrazeneca: “il vaccino Janssen, il cui uso è approvato a partire dai 18 anni di età, dovrà essere preferenzialmente somministrato a persone di età superiore ai 60 anni, ovvero a coloro che, avendo un rischio elevato di malattia grave e letale, necessitano di essere protette in via prioritaria”.
Temiamo che le ASL, per rispondere alle indicazioni della Regione che ha chiesto di fare tanti vaccini e in fretta, stiano somministrando i vaccini senza particolare considerazione per le età. E che perseguano obiettivi quantitativi, considerato che la Giunta ha inserito anche questo elemento nella valutazione dei direttori generali.
La campagna deve continuare a ritmi serrati, ma nel pieno rispetto delle indicazioni dell’AIFA, anche perché sappiamo tutti quanto ogni episodio avverso aumenti i dubbi e le perplessità dei cittadini.
La Giunta richiede alte prestazioni da un punto di vista quantitativo anche per ragioni di natura mediatica, ma così si rischia anche di lasciare indietro le categorie fragilissime e fragili, sulle quali, nella nostra regione, c’è ancora tanto da recuperare.

Se la Giunta vuole aumentare la capacità di erogazione di vaccini deve mettere in discussione il suo modello organizzativo e implementare la piattaforma guardando a quelle regioni che stanno facendo meglio di noi. Ad oggi, infatti, il Piemonte, guardando alle dosi somministrate rispetto alle ricevute è SEDICESIMO tra le venti regioni italiane, secondo i dati disponibili su governo.it. È DICIASSETTESIMO secondo i dati Gimbe per persone che hanno ricevuto almeno una dose.
È ora di dare informazioni chiare e trasparenti alla cittadinanza e di esplicitare con chiarezza quale linea sta seguendo la Regione Piemonte. Solo così è possibile creare quel clima di fiducia reciproca, tra governanti e governati, che è alla base del successo di una campagna vaccinale di questa portata.

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