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In piazza con la società civile per dire no al colpo di spugna sulla legge per la prevenzione e il contrasto al gioco d’azzardo patologico

La mobilitazione di oggi ha contribuito non solo a rimettere al centro i reali motivi che ci hanno indotto ad agire con la legge 9 del 2016 cinque anni fa all’unanimità, ma anche a ristabilire il contatto con i sindaci e la società civile che si è più volte fatta portavoce dei bisogni dei piemontesi più fragili.

Associazioni, fondazioni antiusura, sindacati, movimenti cattolici, Sindaci di vari schieramenti politici, sia di centro sinistra che di centro destra, erano presenti oggi in piazza, tutti consapevoli che il fenomeno del gioco, seppur lecito, ha bisogno di essere regolamentato, perché diversamente genera dipendenze e seri problemi socio-sanitari, che ricadono sulle famiglie e, in particolare, sulla fascia più fragile della società, come dimostrano gli anni precedenti al 2016 che hanno portato tutte le regioni a legiferare e lo Stato a inserire il GAP nei LEA (nel 2017) e a contenere il numero di slot nel paese.

L’attenzione ai lavoratori, che è doverosa, non può tuttavia non tener conto dei problemi legati alla salute pubblica e alle nuove povertà.

Purtroppo, due anni di cattiva politica caratterizzata dall’immobilismo del centro-destra, oggi rischiano di generare un conflitto sociale che vede contrapposti da un alto cittadini fragili, dipendenti da GAP o vittime di sovraindebitamento e dall’altro i lavoratori, soggetti ad una possibile crisi occupazionale, che, però, non dipende solo dalla legge regionale, che finisce per essere un comodo capro-espiatorio perché è l’unica in Italia che ha saputo porre un freno all’eccesso di offerta.

La Regione guidata in questi anni dal centrodestra  aveva il compito in questi anni – lo ricordiamo – di promuovere analisi puntuali del mercato del lavoro e percorsi di formazione e accompagnamento per eventuali riconversioni professionali, per accompagnare il settore coinvolto nell’erogazione del gioco lecito. Nulla di tutto ciò è mai avvenuto, perché l’unico obiettivo della maggioranza, oggi, è quello di trattare come marginale un problema molto più complesso, scaricando le responsabilità sull’attuale legge regionale, per adempiere alle promesse fatte in campagna elettorale a questo specifico settore.

Come opposizione abbiamo già presentato, nella discussione in consiglio regionale, decine di migliaia di emendamenti. Auspichiamo un segnale di apertura da parte della maggioranza, considerato che anche Forza Italie e Fratelli d’Italia non sono allineati sulla posizione della Lega. 

La posta in gioco non è solo regionale: il modello Piemonte spaventa perché potrebbe essere preso come riferimento da altre regioni per iniziare una battaglia più largamente diffusa sul piano nazionale.

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