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Per difendere la legge regionale sulle cave sono pronto a impugnare il PRAE se non saranno inserite le soglie quantitative

Una delle novità positive della Legge Regionale 23/2016 ‘Disciplina delle attività estrattive: disposizioni in materia di cave’ è l’introduzione di un Piano Regionale delle Attività estrattive (PRAE), ad oggi assente. Uno strumento utile a identificare bacini e poli estrattivi (dove si può scavare) e quanto si può scavare in base ai fabbisogni del mercato. Il piano regionale della Toscana e quelli provinciali della Lombardia lo fanno, così come lo ha fatto il Piano Provinciale di Novara (PAEP), unico presente nella nostra regione dal 2012: sono questi i percorsi che dovrebbero essere presi a modello.

Dopo 4 anni dall’approvazione della legge la Giunta ha dato il via alla conferenza di co-pianificazione con la quale redarre il PRAE che poi dovrà essere approvato dal Consiglio Regionale. Lo ha fatto adottando ad agosto il Documento Programmatico e il Documento di Specificazione dei contenuti del rapporto ambientale per la Valutazione Ambientale Strategica (VAS) del Piano Regionale delle Attività Estrattive (PRAE). 

Un passo avanti importante peccato che nonostante in commissione abbiamo più volte sottolineato che non avrebbe avuto senso presentare una bozza di piano priva di soglie quantitative e di analisi dei fabbisogni, l’assessore Tronzano è andato dritto per la sua strada, dando ascolto solo “a una parte” del mondo imprenditoriale coinvolto che, invece, è diviso come testimoniano le osservazioni di UNIMIN (industriali di Torino) che chiedono con forza l’inserimento di soglie quantitative.

Decidere di non inserire un dimensionamento dei bacini e dei poli è un errore enorme che annulla l’efficacia programmatoria, perché si identifica il “dove” si scava ma non il “quanto” si scava. Perché una scelta di questo tipo? A chi giova? Non certo all’ambiente e nemmeno al mondo imprenditoriale. Una scelta di questo tipo toglie ogni efficacia al PRAE, impoverisce il mercato danneggiando gli imprenditori onesti, non aiuta il riciclo degli inerti ed è contraria alla stessa Legge regionale che prevede in maniera specifica il dimensionamento.

Proprio come primo firmatario della Legge 23/2016 ho messo nero su bianco tutte le mie perplessità inviando una lettera (leggi il testo integrale qui) al Presidente Cirio, all’assessore Tronzano e agli uffici competenti evidenziando con forza questa criticità. Se il Piano sarà approvato senza soglie quantitative, svuotando di fatto l’efficacia della norma, sono pronto ad aprire anche un contenzioso formale.

Mi auguro che la Provincia di Novara sappia difendere l’esperienza virtuosa del PAEP del nostro territorio che doveva essere modello per il nuovo piano regionale e che, può ancora esserlo, considerato che il percorso di approvazione è ancora lungo.

 

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