Rete dei posti letto di terapia intensiva, la risposta del Piemonte Orientale

La seconda ondata ha colpito duramente il Piemonte.

Siamo la seconda regione per numero di contagi, per numero di ricoverati e per numero di morti. Secondi solo alla Lombardia, che, però, ha una popolazione superiore al doppio della nostra.

La capacità di risposta del sistema sanitario del quadrante orientale del Piemonte alla direttive regionali che chiedevano di creare nuovi posti di terapia intensiva è stata all’altezza della situazione di emergenza e superiore a quella degli altri territori regionali. 

L’incremento di posti in terapia intensiva è stato significativo, spicca il 367% della struttura ospedaliera di Borgomanero, dato più alto in assoluto in tutto il Piemonte, ma anche il 65% di del Maggiore di Novara, che, come hub, secondo la programmazione regionale, avrebbe dovuto garantire in maniera particolare le attività di alta complessità, ma che ha dovuto riconvertire molti reparti a causa dell’alto numero di ricoveri. Questa capacità di risposta ci consente oggi di garantire le cure più urgenti ai malati nonostante una situazione sempre più critica e costantemente al limite della saturazione, soprattutto per l’area covid.

Uno sforzo logistico significativo ma soprattutto un risultato reso possibile dalla disponibilità e dal duro lavoro, sempre più impegnativo, di  medici, infermieri e tutti gli operatori  che garantiscono il servizio con un organico uguale a quello precedente l’emergenza Covid e, in molti casi, inferiore.

Non tutti i territori hanno avuto la stessa capacità di risposta e questo deve essere tenuto in considerazione dalla Regione sia per quanto riguarda il personale, che va potenziato dove c’è maggiore attività sia per quanto riguarda gli ulteriori potenziamenti, che si renderanno ancora necessari, considerata la crescita dei ricoveri. Non si può ora chiedere a tutti il medesimo potenziamento dei posti letto, facendo parti uguali tra disuguali. Si rischia di rimettere in piedi lo stesso meccanismo presente per la suddivisione del Fondo Sanitario Regionale che, invece di premiare i virtuosi assicura più risorse a chi storicamente si porta dietro del debito.

Va fatto di tutto per abbassare la pressione sugli ospedali, che, in Piemonte, ha raggiunto un livello tra i più alti di Italia. La regione assuma, attinga alle graduatorie del tempo indeterminato laddove esistenti e apra i bandi anche ai medici stranieri. E’ necessario per sostenere lo sforzo del nostro personale a cui va il nostro ringraziamento e il nostro sostegno, ma anche per garantire un livello adeguato di cure.

Va inoltre potenziata la capacità di presa in carico sul territorio: solo il 13 novembre è stato firmato il protocollo per la presa in carico a domicilio e mancano ancora le strutture come Covid-Hotel e RSA dedicate per ospitare chi non può fare la quarantena in casa o in struttura o è dimesso dall’ospedale, ma ha ancora bisogno di cure.

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