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Superata la soglia dei 100.000 contagi. Il Piemonte è in difficoltà, servono un cambio di rotta e un aiuto esterno.

La situazione sanitaria in Piemonte continua a essere drammatica: i contagi ieri hanno superato quota 100.000, la salita della curva dei ricoveri continua ed entro massimo 10 giorni il sistema sanitario regionale non sarà più in grado di farvi fronte come ha confermato il DIRMEI nell’audizione di ieri in Commissione Sanità.

In questi mesi tante sono state le proposte fatte dalla minoranza in consiglio così come dal mondo sanitario, ma sempre ignorate dal Presidente e dalla sua Giunta che sfugge il confronto.

In queste condizioni sarà difficile resistere a lungo. Cirio e la maggioranza devono fare un salto di qualità e operare cambiamenti radicali, altrimenti le conseguenze per il Piemonte rischiano di essere devastanti.

Il conto alla rovescia è impietoso, tra poco più di una settimana le strutture sanitarie saranno costrette a respingere i malati, per questo Cirio lasci da parte le polemiche con il Governo sulla “zona rossa” che peraltro rischia di essere insufficiente per arginare il contagio, e abbia il coraggio di chiedere una mano a quello stesso Governo per avere aiuti straordinari a partire dall’esercito e dalla protezione civile. Abbia il coraggio di mettere in discussione le sue scelte e di rivedere l’organizzazione dell’emergenza che non sta funzionando e di continuare a sollecitare la sanità privata per assicurare nuovi spazi. Soprattutto abbia il coraggio di rivedere la catena di comando eccessivamente pletorica: unità di crisi, DIRMEI, direzione regionale, direzioni sanitarie…  Non è accettabile leggere provvedimenti firmati da 5 diversi soggetti: è la prova che la catena di comando non è chiara. Il virus corre veloce, è fondamentale reagire con altrettanta rapidità.

Serve un cambio di passo immediato sulle condizioni contrattuali proposte per le nuove assunzioni: quelle offerte fino ad ora hanno fatto sì che medici e infermieri scegliessero altre regioni rispetto alla nostra e oggi siamo in sofferenza. Così come non si capisce come mai, secondo quanto denunciato dall’ASGI, si siano esclusi i cittadini stranieri dai bandi di reclutamento delle ASL piemontesi nonostante il Decreto Cura Italia ne consentisse l’assunzione.

Si tratta di scelte importanti per dare risposte ai cittadini e un segnale a tutti gli operatori socio-sanitari, che ancora una volta stanno lavorando in condizioni di stress enormi, in un clima generale, però, che è cambiato e li sostiene di meno rispetto alla prima ondata. Le istituzioni non devono lasciarli soli.

Avremo modo di riflettere sulle mancanze degli ultimi mesi, le decisioni rinviate, la programmazione carente, l’inutile politica degli annunci e le scelte discutibili come il Riparti Piemonte. Un provvedimento quest’ultimo su cui la Giunta si è giocata tutta la sua credibilità oltre a spendere tutto lo spendibile. Il gruppo del Partito Democratico aveva esortato a non “svendere i gioielli di famiglia” alla prima difficoltà e prepararsi, invece, a un lungo periodo in cui ogni risorsa andava calibrata: oggi in cassa non c’è più nulla e non possiamo fare altro che delegare ogni sostegno all’economia al Governo.  

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