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L’informativa sul Covid del Presidente Cirio non nasconde la disorganizzazione che regna in Piemonte 

“Finalmente, dopo numerosi solleciti, si è tenuta l’informativa della Giunta regionale su come la Regione Piemonte si è preparata a affrontare la seconda ondata della pandemia da Covid-19. E’ intervenuto il Presidente Cirio che ha toccato tutti i temi compreso quello sanitario, commissariando di fatto l’Assessore alla Sanità Icardi, dettagliando con tabelle i numeri delle terapie intensive, dei DPI, delle contrattualizzazioni di personale. Tuttavia, nonostante la capacità comunicativa del Presidente della Giunta regionale, dobbiamo sottolineare che i numeri e i dati non possono nascondere le falle di un servizio che non funziona” dichiara il Presidente del Gruppo Pd in Consiglio regionale Raffaele Gallo.

“La Giunta Cirio – prosegue Gallo – ha dimostrato nell’affrontare la seconda fase della pandemia chiari problemi organizzativi, a partire dai tamponi processati la cui media quotidiana continua a essere decisamente bassa e di difficile accessibilità. A pagare le spese della disorganizzazione sono i bambini, sono i cittadini in coda per riuscire a sottoporsi a tampone o in attesa di essere chiamati”.

“Sul tema dei tamponi” commenta il Vice Presidente della Commissione Sanità Domenico Rossi “ Anche in questo caso, infatti, Cirio dimostra di non aver colto quale sia il vero problema piemontese, confermando che il numero al ribasso di test operati in Piemonte non sia dettato da un problema di capacità laboratoriale, ma di (in)capacità organizzativa: i laboratori ci sono e sono operativi, ma non li facciamo lavorare a pieno regime, non perché non riusciamo a processare abbastanza tamponi, ma perché, non riusciamo a FARNE abbastanza”.

“Inoltre – aggiunge Rossi- non è stato fornito nessun dato sui tempi, sempre più lunghi che intercorrono tra la segnalazione di un soggetto presumibilmente contagiato, la somministrazione del tampone, il suo risultato e l’indagine epidemiologica dei contatti. Ma se non analizziamo il problema come facciamo ad affrontarlo? Unica risposta fornita oggi è quella relativa all’accordo, da concludere, con MMG e PLS per inserire direttamente la richiesta di tampone sul sistema e per erogare quelli antigenici veloci direttamente nei loro ambulatori o nelle farmacie. Nessun accenno al potenziamento di una piattaforma digitale ancora “operatore-dipendente”, gestita solo dagli operatori delle ASL, che, però, a causa dell’aumento dei contagi, sono in tilt. In Corea del Sud hanno assunto migliaia di operatori telefonici per gestire le chiamate: siamo sicuri che non si possa fare anche da noi, fornendo una formazione specifica e sotto la supervisione di un operatore sanitario? Eppure sia al CUP sia quando chiamiamo il 118 non risponde un operatore sanitario, ma un “laico” adeguatamente formato. Perché non fare lo stesso anche per l’indagine epidemiologica Covid-19?”.

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