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A partire dalla villa di San Giusto si rilanci l’impegno per il recupero dei beni confiscati alle mafie

Che fine hanno fatto i fondi stanziati da Regione Piemonte, con la DGR 31-1050 del 21/02/2020, per il recupero della villa sequestrata al broker di cocaina Nicola Assisi a San Giusto Canavese? Come mai i lavori di messa in sicurezza del bene non sono ancora partiti? Queste le domande che il Consigliere Regionale Domenico Rossi ha rivolto al Presidente Cirio nell’odierno question time. “Non abbassiamo la guardia – dichiara il Consigliere Dem – a maggior ragione in un momento come questo in cui le mafie tornano ad essere forti approfittando delle falle aperte dalla crisi: tra le molte attenzioni che dobbiamo avere c’è quella verso i beni confiscati e per questo ho chiesto conto dell’impegno preso dalla Giunta a finanziare l’intervento di recupero della villa per un valore di 100.000 mila euro”.

L’assessore Tronzano ha risposto che Regione Piemonte ha stanziato la somma con la sottoscrizione dell’accordo di programma già a febbraio, ma gli altri soggetti coinvolti hanno aderito solo nei mesi successivi: Città metropolitana a fine marzo, il Comune di San Giusto a fine aprile e la Prefettura di Torino solamente settimana scorsa. Solo quando sarà perfezionata l’adesione all’accordo di programma da parte di tutti i sottoscrittori la prima tranche del contributo verrà liquidata da Regione Piemonte. A quel punto toccherà a Città metropolitana procedere con i lavori.

“Non basta la parte repressiva. La lotta alle mafie passa da un’instancabile opera sociale, culturale e di rilancio economico. Tutti ingredienti che troviamo nel riutilizzo sociale dei beni confiscati” spiegano i consiglieri Domenico Rossi e Diego Sarno.  “Non si devono tollerare ritardi o rallentamenti da parte degli enti interessati. E’ fondamentale, inoltre  – concludono i consiglieri – che la Regione non interrompa gli investimenti messi in campo negli anni scorsi a sostegno dei Comuni che vedono un bene confiscato presente sul loro territorio. Oggi, più che mai, i beni riutilizzati devono diventare il segno vivo della Repubblica”.

 

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