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Partigiani sempre: ogni giorno ha il suo colore. Quello del 25 aprile è l’arcobaleno.

L’emergenza sanitaria quest’anno ci impedisce di celebrare e festeggiare il 25 aprile nelle piazze.
Per evitare assembramenti le celebrazioni ufficiali hanno visto solo i sindaci deporre la corona di fiori.
Mi sono chiesto come onorare la festa della liberazione in accordo con le misure di salute pubblica e ho deciso di portare da solo dei fiori al monumento dedicato ai 13 martiri di Vignale, il più vicino a casa mia.
Un fiore per ciascuno di loro, per la memoria delle genti che passeranno!
Una memoria da custodire, perché ci ricorda chi siamo e chi possiamo ancora essere.
Per il paese è in gioco la nostra identità collettiva.

La memoria è fondamentale nel definire chi siamo sia a livello individuale sia a livello collettivo.
Lo è in maniera particolare laddove si tratta di ricordare e rielaborare momenti particolarmente significativi.
Il 25 Aprile ancora divide perché c’è qualcuno che non si riconosce in questa identità democratica, repubblicana e antifascista e vuole propinarcene un’altra.
“Ricordare è resistere”!
Un fiore per dire loro “Grazie”.
Perché il primo sentimento che sento alla vigilia di ogni 25 aprile è quello della gratitudine verso tutte le donne e gli uomini, perlopiù giovani, protagonisti della Resistenza.
In questi giorni più che mai possiamo renderci conto di quanto fu prezioso quel sacrifico grazie al quale oggi possiamo votare, esprimere le nostre opinioni, associarci con altri liberamente, iscriverci a un partito, fondarne uno nuovo, ancora possiamo andare a scuola, curarci se ci ammaliamo.
Diamo per scontato la vita in un contesto democratico.
Per questo dobbiamo dire grazie alle donne e agli uomini che parteciparono alla Resistenza, contribuirono a sconfiggere il nazi-fascismo, consegnandoci un patrimonio culturale, politico e sociale prezioso e da custodire gelosamente.
Il motto della scuola di Barbiana era “I care”:
<< E’ il motto dei giovani americani migliori. “Me ne importa, mi sta a cuore” . E’ il contrario del motto fascista “me ne frego” >> .
Perché il “me ne frego” fascista, è l’atteggiamento del distratto, dell’indifferente, che segue, consapevolmente o meno, il pensiero dominante, senza interrogarsi, senza alcuna criticità, preoccupato solo del proprio destino, dimentico che “noi siamo gli altri” e che il nostro destino è legato, sempre di più a quello dell’intera umanità.
Se lasciamo che l’oppressione prenda piega, che il mondo diventi un luogo dove è normale la disumanizzazione, la mancanza di umanità, di solidarietà, di giustizia, ne siamo responsabili.
E allora ancora una volta nel ricordare la Resistenza, dobbiamo ricordare a noi stessi che il “no” che seppero dire i partigiani era un forte “si”: alla vita, alla solidarietà, alla compassione.
Oggi sta a noi, saper dire quei sì rispondendo alle sfide odierne.
Sta a noi trovare il modo di “liberarci insieme” da mafie, corruzione, diseguaglianza, ingiustizie, a sognare un’Europa unita, aperta, solidale, a costruire un destino comune per gli uomini e le donne che nascono su questa “casa comune”… a cercare “nelle ragioni della lotta d’allora le ragioni della convivenza di oggi”.

ORA E SEMPRE RESISTENZA!
PS: ho portato dei fiori e il disegno di un bambino con su scritto:
“Partigiani sempre. Ogni giorno ha il suo colore. Quello del 25 aprile è l’arcobaleno!”
Forse bastava questo.
Buon 25 Aprile!

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