Ancora ritardo sulle RSA, nonostante i numeri allarmanti.

 

Come ogni settimana si è riunita la commissione sanità.

Al centro del dibattito l’informativa degli assessori sulle RSA, che purtroppo è stata assolutamente sotto le aspettative dei commissari. Sono mancate le risposte che aspettavamo: nessun dato dettagliato sui casi, nessun cronoprogramma di intervento nonostante il protocollo firmato la scorsa settimana, ancora non esista un cronoprogramma per i tamponi. Solamente l’annuncio di un monitoraggio da parte della Regione. 

L’unico dato fornito è davvero preoccupante: su 3.000 tamponi fatti nelle RSA circa 1.300 sono positivi, quasi 1 su 2. Un dato allarmante che va contestualizzato poiché i tamponi sono stati eseguiti nelle strutture più colpite, ma rispetto ai 50.000 mila previsti il ritardo è molto significativo.

Confermato anche il dietro front sui test sierologici: sono sospesi in attesa di test più affidabili. La decisione è arrivata dopo che l’ISS ha specificato in una circolare ciò che già era noto: non sono test diagnostici e quelli in commercio non sono ancora sufficientemente affidabili. Un altro caso di annuncio che ha creato aspettative che non sono state soddisfatte.

Abbiamo poi nuovamente ricordato come esistano molte altre strutture dove le persone vivono insieme e dove occorre non fare gli stessi errori. Penso alle comunità per disabili o per minori, ma anche alle carceri o ai dormitori per le persone prive di abitazione. Ma anche su questo nessuna risposta.

Non è mancata l’occasione per porre domande su altre questioni irrisolte a partire da quella, oramai annosa, della scarsità dei DPI per gli operatori sanitari e del comparto socio-sanitario.

Nonostante le rassicurazioni dell’assessore sulle autoproduzioni e gli acquisti proseguono le segnalazioni sulla mancanza o la scarsità di dispositivi di protezione, in particolare di mascherine, sia dagli ospedali che dal territorio. Sono chiare le difficoltà di approvvigionamento, e non si capisce come faranno i cittadini a rispettare la raccomandazione (che in Piemonte non è obbligo come in Lombardia), di usare le mascherine quando escono di casa senza che le mascherine siano reperibili sul mercato, se non con enormi difficoltà.

Il caso delle case di riposo e dei DPI è strettamente connesso a quello dei tamponi. Non mancano solo nelle RSA, ma la Regione fatica a raggiungere l’obiettivo fissato dal Presidente Cirio a 4.000 al giorno: pur avendo raddoppiato le cifre iniziali, non si superano i 2.500. E’ ancora troppo poco e il rapporto con le altre regioni del nord Italia è impietoso.

 

 

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