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Stabilimento Faco di Cameri: la precarietà non può essere la regola

Quanto sta accadendo nello stabilimento di Cameri va inserito all’interno del lungo percorso che riguarda la costruzione degli F-35, a partire dagli interrogativi etici sulla liceità della costruzione di aerei da guerra e dal dibattito politico su quale fosse la scelta giusta da fare tra le diverse opzioni possibili e sulla necessità della costruzione di un sistema di difesa comune europea. 

Come spesso accade le resistenze dell’opinione pubblica, o di parte di essa, furono superate con promesse mirabolanti sulla creazione di 10mila posti di lavoro.

Oggi che il progetto è partito e che sappiamo che i posti di lavoro sono molti meno non possiamo accettare che questi posti siano anche, per la maggior parte, precari.

Già nei mesi scorsi abbiamo appreso dai giornali delle diffuse condizioni di precarietà di gran parte dei lavoratori impiegati nella produzione degli F35, così come delle rassicurazioni dell’azienda per una progressiva stabilizzazione. Le notizie di queste ultime ore, però, raccontano che, purtroppo, non sono mutate le condizioni contrattuali dei lavoratori a cui manifesto massima solidarietà.

La precarietà non può e non deve diventare una regola, a maggior ragione quando investe professionalità altamente qualificate e una commessa di lunga durata come da sempre viene ribadito ad ogni livello istituzionale.

La sospensione degli straordinari, così come lo sciopero indetto per il 24 aprile rappresentano l’inizio di un percorso che auspico possa portare ad una dialogo costruttivo con l’azienda e ad una soluzione che possa soddisfare le legittime aspettative dei lavoratori. Per questo mi sono messo in contatto con l’amministrazione di Cameri e con i sindacati e ho interessato l’assessore regionale Gianna Pentenero, con cui sarò in costante contatto, come rappresentante del territorio e componente della Commissione Economia e Industria, per facilitare il dialogo tra azienda e sindacati.

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