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Dopo il Bilancio la Regione interverrà sulla programmazione delle attività estrattive

Siamo al terzo giorno consecutivo di Consiglio Regionale. La legge finanziaria per l’anno 2015, approvata proprio questa mattina, e la legge di bilancio si dovrà concludere con il voto entro la prossima settimana. Passaggi fondamentali per programmare il futuro del territorio.

Questa mattina è stato approvato l’ordine del giorno n° 15, collegato alla legge finanziaria recante oggetto: “Impegno a procedere al riordino del sistema tributario regionale e, in particolare, all’adeguamento delle tariffe del diritto di escavazione contestualmente alla regolazione della pianificazione delle attività estrattive in sede di Disegno di legge Collegato alla Finanziaria 2015”. (Lo puoi scaricare qui l’ordine del giorno).

Proprio futuro e programmazione sono stati i temi al centro del mio intervento in aula relativo all’emendamento al documento finanziario sull’adeguamento degli oneri di escavazione sul territorio regionale. Il Partito Democratico, come ha ricordato il capogruppo Davide Gariglio, ritiene prioritario un intervento normativo complessivo rispetto all’attività di cava, un impegno condiviso con tutti i gruppi di maggioranza: un fronte comune che consentirà non solo di intervenire sugli oneri, ma anche di mettere mano ad una normativa obsoleta e che da troppo tempo attende di essere rivista.

Di fronte all’ostruzionismo di Forza Italia abbiamo accolto responsabilmente l’invito della Giunta, che ci ha invitato a rinviare il provvedimento all’interno del collegato alla finanziaria: nella sostanza non cambia nulla perché la revisione delle tariffe sarebbe comunque partita dal 2016, ma il dibattito in aula ha consentito di inserire tra le priorità da affrontare nel collegato anche il tema della programmazione e pianificazione delle attività estrattive, vero vulnus del sistema. Una priorità condivisa anche dalle forze di opposizione.

Perché, con buona pace di chi ci descrive come semplicemente “anti”, le cose non stanno così: non ci sono “lobby anti-cavatori”, come non dovrebbero esserci lobby “pro-cavatori”. Ci sono, tuttavia, due visioni diverse del sistema estrattivo: una legata al XX secolo, alla tutela di un settore tout court, l’altra (la nostra) che rivendica la necessità dell’evoluzione del sistema estrattivo. E’ tempo di guardare avanti e di assolvere pienamente alla funzione di programmazione della Regione. La stessa Comunità Europea indica la direzione: entro il 2020 tutti i Paesi membri dovranno provvedere al loro fabbisogno di materiale per l’edilizia ricorrendo al riuso degli inerti per una quota non inferiore al 70%: l’Italia non supera il 20%. Il Piemonte deve andare in quella direzione. L’interesse supremo da tutelare non è quello di parte, ma quello di tutti.

Per questo parlando all’aula ho voluto invitare tutti a superare posizioni pregiudiziali. Rivedere gli oneri è un passaggio necessario, non certo per “infierire” sugli imprenditori che legittimamente vanno alla ricerca del profitto, ma per bilanciare il consumo di un bene comune finito, la terra, che va in qualche modo compensato. Allora mi chiedo: perché estrarre sabbia e ghiaia in Lombardia costa 0,70 euro al metro cubo, mentre in Piemonte 0,52? Forse la nostra terra vale meno? Altro discorso è da fare per le pietre ornamentali dove occorre entrare nel merito della qualità del materiale nel momento in cui ci confrontiamo con altre Regioni. Resta comunque, anche qui, un dato: in Lombardia chi estrae pietre ornamentali paga 5,30 euro al metro cubo, mentre in Piemonte 0,86.

Qualcuno ha chiesto: perché detassare le start-up innovative e aumentare la pressione su chi estrae? Semplice: perché i primi non usano beni comuni finiti, mentre i secondi si.

In Piemonte occorre adeguarsi alle regioni limitrofe, per non svendere il nostro territorio, per evitare fenomeni di dumping e per incentivare il riciclo degli inerti contro il consumo di suolo.

Qualcuno in aula a Palazzo Lascaris ha raccontato un comparto edilizio in forte crisi, che riceverebbe il colpo di grazia da un eventuale innalzamento delle tariffe. Anche in questo caso, però, basterebbe guardare i dati per comprendere che gli oneri non influiscono sull’andamento del settore. Esso è in crisi anche là dove si cava gratis e non è accentuato dove essi sono più alti. La filiera è in crisi per motivi diversi, tra i quali, il più importante p certamente la crisi della domanda nel mercato edilizio, immobiliare e delle opere pubbliche. Allora la domanda vera è un’altra? Perché nonostante il fabbisogno di inerti sia in forte crisi, in Piemonte continuiamo ad autorizzare nuove cave di sabbia e ghiaia? Se non c’è fabbisogno allora le nuove autorizzazioni andrebbero bloccate. Questo è il vero tema. Ma per fare questo occorre una programmazione e una pianificazione delle attività estrattive (a oggi presente solo nella Provincia di Novara).

Forse i tempi sono davvero maturi per trasformare questo settore, sono convinto che il lavoro di approfondimento, studio e analisi che in questi anni ho condotto sul territorio e che i questi mesi abbiamo affrontato nel gruppo del Pd e in maggioranza, senza rinunciare al confronto con i diversi stakeholder, possa portare presto i suoi frutti.

Sono soddisfatto di aver contribuito a mettere al centro prima dell’azione del Consiglio Regionale e poi della Giunta il tema delle attività estrattive, della necessità di riforma del settore che metta al centro la programmazione e il riciclo degli inerti.

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