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Consiglieri nel “mirino” di un fucile… o del conflitto in democrazia

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foto tratta da “lastampa.it”

Apprendo dagli organi di stampa che oggi è apparso un manifesto (anonimo) a Bussoleno nel quale sotto il mirino di un fucile sono riportati i nomi e le facce dei consiglieri che hanno votato contro l’ordine del giorno presentato dal Movimento 5 Stelle con il quale si chiedeva alla Giunta di non chiudere il punto nascite dell’ospedale di Susa.

Ritengo grave e inaccettabile quanto accaduto perché sposta il conflitto dal piano (legittimo) politico e istituzionale a quello delle minacce e delle intimidazioni, nemmeno troppo velate. Come a dire “state attenti, sappiamo chi siete e che cosa avete fatto”.

C’è chi vuole spostare la risoluzione del conflitto dal piano delle delle idee e delle argomentazioni a quello della violenza. Non è la prima volta che accade e sappiamo quanto questo sia pericoloso.

Nel merito chi ha votato contro quell’ordine del giorno lo ha fatto perché è in atto, in Piemonte, una riorganizzazione della rete ospedaliera regionale fondata su una legge nazionale che prevede la presenza di punti nascita in ospedali DEA di primo livello e che producano almeno 500 parti all’anno. L’ospedale di Susa è un ospedale di base dove avvengono nascite per un numero molto inferiore a 500. Il presupposto di questa legge è che la salute del cittadino sia tutelata maggiormente nei luoghi dove un particolare intervento viene realizzato molte volte e dove esiste una struttura medica che possa intervenire in caso di emergenza.

Detto questo ritengo lecito criticare e mettere in discussione tutto, anche una legge e la decisione di applicarla, qualora la si ritenesse ingiusta, ma nei modi e nei luoghi giusti. Minacce e intimidazioni non sono compatibili con la convivenza e la democrazia. Li rispediamo al mittente.

Mi aspetto una presa di distanza pubblica da quanto accaduto da tutte le forze politiche, di maggioranza e opposizione, a partire dal Movimento 5 Stelle che ha presentato l’ordine del giorno al centro dell’accaduto.

Guai a strizzare l’occhio a chi cerca nella violenza la strada maestra per la risoluzione del conflitto. In momenti di crisi di scarsa fiducia nella politica e nelle istituzioni sarebbe un atto grave e irresponsabile. Si farebbe un cattivo servizio ai cittadini e alla democrazia.

 

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