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Intervento in aula sulle dichiarazioni del Presidente Boeti e a difesa della Costituzione

Di seguito il mio intervento in merito alle dichiarazioni a difesa del Presidente della Repubblica del Presidente Boeti


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Grazie, Presidente.

Credo che non possiamo sottrarci dall’intervenire, visto che in Aula è stato portato un tema importantissimo e credo che il Paese davvero viva un momento drammatico. Ho ascoltato il suo discorso di ieri e, in realtà, non ho trovato nulla di offensivo, signor Presidente. Credo anche che l’unica garanzia che un ruolo come il suo debba tutelare è la garanzia del funzionamento istituzionale, che quando viene messo sotto attacco è giusto difendere, altrimenti fuori da quell’equilibrio non ci sono garanzie per nessuno.

Pochissimi minuti, perché non voglio sottrarre tempo al lavoro di quest’Aula, però le cose che sono state dette sono tante e su alcune vi è, da parte mia, la mancanza assoluta di condivisione.

Non riesco a tacere questa mattina, Presidente, per cui mi sento il dovere d’intervenire.

Sono state dette alcune inesattezze, che qualcuno sui giornali ha definito “bugie”, perché relativamente a ciò che il Presidente della Repubblica ha fatto o non ha fatto, sembra che questo processo di formazione del Governo sia cominciato nel giorno in cui il Presidente del Consiglio incaricato ha portato la lista. Invece, questo processo è cominciato prima; è cominciato prima e gli eventi si leggono in una successione, no? È chiaro che poi ognuno mette il punto d’inizio dove preferisce in base all’utilità che ne ha nel suo atteggiamento retorico.

Allora, dire che il Presidente alla Repubblica non ha favorito la formazione del Governo e addirittura l’ha ostacolato, è semplicemente una bugia. È una bugia altrimenti non avrebbe concesso più di 80 giorni di tempo affinché due forze politiche, che è vero che hanno raccolto la maggioranza dei voti, ma che hanno fatto una campagna elettorale da punti di vista differenti dicendo cose differenti sulla maggior parte dei temi, si venissero incontro. Ha dato tutto il tempo necessario affinché si superasse questa mancanza, quindi questo è un elemento che assolutamente non può che essere visto come un atteggiamento di chi voleva favorire questo Governo.

Ha accettato un nome sconosciuto ai più, sconosciuto anche al Presidente della Repubblica, e ha accettato che una persona sconosciuta ai più, alla politica e allo stesso Presidente fosse esecutore di un contratto scritto da altri, e anche questo credo che si possa mettere nell’elenco delle cose fatte per agevolare il Governo. Ha poi accettato tutta la lista dei Ministri, tutta, ad eccezione di un nome sul quale, da subito, aveva posto dei dubbi e sul quale leggiamo oggi sulla stampa che il capo politico del Movimento 5 Stelle aveva pure chiesto scusa al Presidente della Repubblica, dicendo: “Chiedo scusa, perché è Salvini che si è impuntato, fosse per noi lo cambieremmo”.

Nonostante questo, Lega e Movimento 5 Stelle mi devono ancora spiegare perché, di fronte a questa disponibilità del Presidente della Repubblica, di fronte a un’accettazione totale praticamente di tutto, non sono riusciti a cambiare un nome che avrebbe comunque potuto eseguire un contratto scritto da altri, quindi qualsiasi altro nome, tanto più una personalità come Giorgetti, era in grado di farlo.

Dunque mi chiedo: siamo sicuri che il Presidente della Repubblica non abbia voluto il Governo, oppure qui stiamo buttando sul Presidente della Repubblica, sulla massima istituzione di questo Stato, il fallimento politico di Movimento 5 Stelle e Lega, che questo Governo non sono stati in grado di costruirlo? Allora guardate all’interno di quello che è stato un vostro fallimento.

Ma arrivo alla questione del vulnus, che il collega Bertola ha sollevato chiedendo al Presidente Chiamparino dov’è il vulnus. Qui arriva la parte seria, collega, perché io su questa questione sono davvero profondamente preoccupato e so che di queste questioni possiamo discutere serenamente. Insomma, la questione qual è? Qui è proprio la questione della visione che abbiamo della democrazia. Allora la dico così: il termine chiave delle nostre democrazie e della nostra democrazia occidentale liberale è uno, ed è il limite; se noi prendiamo anche l’articolo 1 della Costituzione, che in questi giorni è stato più volte citato parzialmente – la sovranità appartiene al popolo, è vero, che la esercita nei limiti previsti dalla Costituzione – non esiste nessun potere, neanche quello del popolo, slegato in maniera assoluta da altri poteri. Ci sono i limiti per il potere esecutivo, per il potere legislativo, per il Presidente della Repubblica, per il Parlamento e anche per il voto del popolo sovrano. Abbiamo visto nella storia che, quando il potere del popolo viene portato avanti senza limiti, ciò ha determinato delle tragedie nella storia, poiché noi sappiamo che tutti i poteri – tutti – tendono debordare e vanno limitati. Tutti. Ecco perché la Costituzione è importante e su questo è in equilibrio, e ancora in questo caso lo ha dimostrato.

Allora, qual è la questione, dov’è il vulnus? Il vulnus sta nel fatto che, di fronte a una crisi di questo tipo, è certo legittimo dire che il Presidente della Repubblica ha ecceduto nel suo ruolo; ma andare in piazza a dire che la reazione a tutto questo deve essere occupare le piazze, descrivere il Presidente come servo delle potenze straniere – poi diamo a vedere la sovranità nazionale, se significa per qualcuno renderci servi di Putin o di Orban, ma questo è un altro discorso – descrivere il Presidente della Repubblica come servo dei poteri stranieri della finanza internazionale, come traditore della Patria e incitare le persone a occupare le piazze, quando – attenzione, lo sottolineo, è cosa non da poco – nei giorni precedenti qualcuno aveva già minacciato il Presidente della Repubblica dicendo “attenzione a come ti comporti, perché altrimenti qui abbiamo il popolo contro di te”, ebbene, questo secondo me è un vulnus per la democrazia, questo significa non vedere che si sta mettendo a rischio una tenuta fragile dell’intero ordinamento. Su queste questioni non si scherza, perché poi con il fuoco ci si brucia.

Chiudo, Presidente, solo spiegando perché è importante questa questione del limite e delle istituzioni. Perché fuori da questo quadro restano solo i rapporti di forza e, se restano solo i rapporti di forza, il rischio è la violenza, che è sempre dietro l’angolo, e noi questo lo dobbiamo scongiurare. E chi ha responsabilità politiche e ricopre ruoli istituzionali di rappresentanza ha questa responsabilità e non può avvalersi della propria posizione per utilizzare le paure e i disagi delle persone per usarle contro Istituzioni che sono l’unica garanzia e l’argine alla violenza.

Grazie.

 

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